A forza di sentirne parlare in vari blog alla fine ho deciso di documentarmi su questo libro! Anna dressed in blood che in italia si intitolerà Anna vestita di sangue ed uscirà prossimamente per Newton Compton!
Sia il titolo che la copertina mi hanno colpito abbastanza da volerne sapere di più! Ecco la trama e la copertina originale (per salvare la copertina e non farla cambiare dalla casa editrice potete firmare la petizione creata come iniziativa da Atelier dei libri)
Titolo: Anna dressed in blood
Titolo italiano: Anna vestita di sangue
Editore: Newton compton
Trama: Cas Lowood ha ereditato una vocazione singolare: lui uccide i morti. Così faceva suo padre prima di lui, finchè non venne orribilmente assassinato da un fantasma che cercava di uccidere. Ora, armato del mistioso e mortale athame (un particolare coltello utilizzato nei rituali magici, vedi dettagli sotto) del padre, Cas viaggia per il paese con la madre strega della cucina e il loro gatto-spirito. Insieme, seguono le leggende e le tradizioni locali per mantenere sotto controllo gli spiriti assassini, nel frattempo tenendo a bada quelle cose fastidiose come il futuro e gli amici. Quando arrivano in una nuova città alla ricerca di uno spirito locale chiamato “Anna Dressed in Blood” (Anna vestita di sangue), Cas non si aspetta nulla al di fuori dell’ordinario: cercare una pista, cacciare la preda, ucciderla. Quello che trova, invece, è una ragazza impigliata in una maledizione e arrabbiata, un fantasma come non ne ha mai visti. Lei indossa ancora il vestito che aveva il giorno del suo brutale omicidio nel 1958: una volta buanco, ora è rosso e gocciolante di sangue. Dalla sua morte, Anna ha ucciso tutti coloro che sono entrati nella deserta villa vittoriana che lei chiama casa. Ma lei, non si sa per quale ragione, risparmia la vita a Cas.
Non vi sembra mooolto interessante? A me si! Insomma per chi è appassionato dal genere, o fan di serie come Supernatural, non può non essere attratto da una trama simile!
In più girando per il web, ho trovato il primo capitolo quindi ecco la mia traduzione per voi!
Capitolo 01
Ci tengo a precisare che il capitolo è stato tradotto da me e quindi non è concesso prenderlo e usarlo in altri blog o siti senza i dovuti crediti al mio blog.
Per avere il resto ci tocca aspettare! Comunque che ne pensate? Come inizio sembra promettente e anche se non apprezzo molto la narrazione al presente, non disturba troppo, o almeno questa è stata la mia impressione. Un po' cruento come primo capitolo, però non mi è dispiaciuto! Sono ancora più decisa a comprare il libro quando finalmente lo avremo in Italia! Voi che ne pensate?
Sia il titolo che la copertina mi hanno colpito abbastanza da volerne sapere di più! Ecco la trama e la copertina originale (per salvare la copertina e non farla cambiare dalla casa editrice potete firmare la petizione creata come iniziativa da Atelier dei libri)
Titolo italiano: Anna vestita di sangue
Editore: Newton compton
Trama: Cas Lowood ha ereditato una vocazione singolare: lui uccide i morti. Così faceva suo padre prima di lui, finchè non venne orribilmente assassinato da un fantasma che cercava di uccidere. Ora, armato del mistioso e mortale athame (un particolare coltello utilizzato nei rituali magici, vedi dettagli sotto) del padre, Cas viaggia per il paese con la madre strega della cucina e il loro gatto-spirito. Insieme, seguono le leggende e le tradizioni locali per mantenere sotto controllo gli spiriti assassini, nel frattempo tenendo a bada quelle cose fastidiose come il futuro e gli amici. Quando arrivano in una nuova città alla ricerca di uno spirito locale chiamato “Anna Dressed in Blood” (Anna vestita di sangue), Cas non si aspetta nulla al di fuori dell’ordinario: cercare una pista, cacciare la preda, ucciderla. Quello che trova, invece, è una ragazza impigliata in una maledizione e arrabbiata, un fantasma come non ne ha mai visti. Lei indossa ancora il vestito che aveva il giorno del suo brutale omicidio nel 1958: una volta buanco, ora è rosso e gocciolante di sangue. Dalla sua morte, Anna ha ucciso tutti coloro che sono entrati nella deserta villa vittoriana che lei chiama casa. Ma lei, non si sa per quale ragione, risparmia la vita a Cas.
Non vi sembra mooolto interessante? A me si! Insomma per chi è appassionato dal genere, o fan di serie come Supernatural, non può non essere attratto da una trama simile!
In più girando per il web, ho trovato il primo capitolo quindi ecco la mia traduzione per voi!
Avere quel tipo di grasso unto sui capelli è una cosa da morti - e non scherzo. Come lo è quella giacca di pelle vecchia e sbiadita, per non parlare delle basette. E lo è il modo in cui continua ad annuire e a giocare con il suo accendino, aprendolo poi chiudendolo, a ritmo con la testa. Sembra essere uscito da un musical di West Side Story.
Ho occhio per queste cose. So cosa cercare, perché ho visto qualsiasi specie di fantasma o spettro che possiate immaginare. Questo autostoppista infesta un tratto tortuoso di North Carolina road, delimitato da vecchie recinzioni e da un sacco di nulla. Probabilmente gli automobilisti di passaggio che lo hanno preso su più che altro lo hanno fatto per noia, pensando che fosse solo un ragazzo come un altro che legge troppo Kerouac.
"La mia ragazza... mi sta aspettando" dice con eccitazione nella voce, come se debba incontrarla alla prossima curva.
Batte l'accendino forte sul cruscotto, due volte, e io mi sporgo per assicurarmi che non abbia lasciato nessun segno. Questa non è la mia macchina. E ci ho messo ben otto settimane a fare lavoracci per Mr Dean, il colonnello dell'esercito in pensione che vive al piano di sotto, solo per poterla prendere in prestito. Per essere un settantenne ha la schiena più dritta che io abbia mai visto. Se avessi avuto più tempo, avrei potuto passare l'estate a sentire qualche storia interessante sul Vietnam. Invece l'ho passata eliminando erbacce e sistemando degli appezzamenti per dei nuovi roseti, mentre lui mi osservava con occhio torvo, assicurandosi che il suo bambino fosse al sicuro con questo ragazzo diciassettenne con una vecchia t-shirt dei Rolling Stones e i guanti da giardinaggio di sua madre.
A dire la verità, sapevo per cosa avrei usato la macchina, e mi sentivo un po' in colpa. E' una Camaro Rally sportiva blu notte del 1969, tenuta come se fosse nuova di zecca. Fila liscia come l'olio e nelle curve riesco a sentire il ruggito del motore. Non potevo credere che me l'avesse lasciata prendere, duro lavoro o meno. Ma grazie a Dio l'aveva fatto, perché senza macchina sarei stato nei casini. Era quel tipo di macchina per cui l'autostoppista si sarebbe fatto vedere - qualcosa per cui valeva la pena strisciare fuori dalla terra.
"Deve essere molto carina" dico senza mostrare troppo interesse.
"Si, amico, lo è" dice e, per la milionesima volta da quando l'ho preso su cinque miglia fa, mi domando come sia possibile che nessuno si accorga che è morto. Sembra di essere in un film di James Dean. E poi c'è quell'odore. Non esattamente putrido, ma sicuramente muschioso, che gli aleggia in torno come nebbia. Come potevano scambiarlo per una persona viva? Come è possibile che qualcuno se lo sia tenuto in macchina per quelle dieci miglia fino a Lowren's Bridge, dove dopo inevitabilmente lui gli ha fatto sbandare la macchina, facendoli finire nel fiume? Come se non fossero stati un po' turbati dal suo abbigliamento e dalla sua voce, dall'odore delle ossa, quell'odore che probabilmente nessuno di loro aveva mai sentito. Ma comunque sarebbe stato troppo tardi. Avevano preso la decisione di prendere su un autostoppista, e non si lasciavano impaurire pensando di scaricarlo. Mettevano via le loro paure. Le persone non dovrebbero comportarsi in questo modo.
Sul sedile del passeggero, l'autostoppista sta ancora parlando con quella sua voce lontana riguardo alla sua ragazza che lo aspetta a casa, qualcuno di nome Lisa, e di come siano lucenti i suoi capelli biondi e quel suo sorriso, e di come devono scappare e sposarsi non appena lui riesce a tornare dalla Florida. Stava lavorando per l'estate li da suo zio in una concessionaria: la migliore opportunità che aveva per salvare il matrimonio, anche se avesse dovuto voler dire che non si sarebbero visti per qualche mese.
"Deve essere stata dura, stare lontano da casa per così tanto tempo" dico e si percepisce un po' di compassione nella mia voce. "Ma sono sicuro che sarà entusiasta di vederti."
"Si, amico. Proprio quello di cui sto parlando. Ho tutto quello di cui abbiamo bisogno, qui nella tasca della mia giacca. Ci sposeremo e ci trasferiremo sulla costa. Ho un amico li, Robby. Possiamo stare da li finché non trovo un lavoro da meccanico."
"Certo" dico. L'autostoppista ha quello sguardo ottimista sul volto, illuminato dalla luna e dalle spie del cruscotto. Non aveva mai più visto Robby ovviamente. E nemmeno la sua ragazza Lisa. Perchè due miglia più avanti lungo la strada, nell'estate del 1970, era salito su una macchina, probabilmente simile a questa. E aveva raccontato a chiunque stesse guidando che era pronto a iniziare una nuova vita con quello che aveva nella tasca della sua giacca.
La gente del posto racconta che l'hanno pestato per bene li sul ponte e dopo l'hanno trascinato tra gli alberi, dove lo hanno accoltellato un paio di volte e dopo gli hanno tagliato la gola. Dopo si dice che abbiano ficcato il suo corpo sotto a un'argine di uno degli affluenti. Li è dove un contadino l'ha trovato, qualcosa come sei mesi dopo, legato attorno alla vita, la mascella ancora spalancata per la sopresa, come se non riuscisse a credere di essere rimasto bloccato.
E infatti adesso non sa di essere di essere bloccato qui. Nessuno di loro sembra rendersene conto. Ora l'autostoppista sta fischiettando dietro una melodia inesistente. Probabilmente ancora sente qualsiasi cosa stesse ascoltando la notte che è stato ucciso.
È molto gradevole. Il tipo di ragazzo con cui vorresti fare un viaggetto in auto. Ma quando arriveremo al ponte, sarà così arrabbiato e angosciato come non lo ha mai visto nessuno. I giornali dicono che il suo fantasma, spiacevolmente soprannominato come l'escursionista della dodicesima contea, abbia ucciso circa una dozzina di persone e ferite altre otto. Ma non riesco davvero a fargliene una colpa. Non è mai riuscito a tornare a casa per vedere la sua ragazza, e adesso non vuole che nessun altro riesca ad arrivare a casa.
Passiamo davanti al miglio segnato come il numero ventitre, il ponte è a meno di due minuti. Sono passato per questa strada praticamente tutte le notti da quando ci siamo trasferiti nella speranza di vedere il suo pollice alzarsi vedendo passare la mia macchina, ma non ho avuto fortuna. Non finchè non mi sono messo al volante di questa Camaro. Prima di oggi ho passato praticamente mezza estate su questa stramaledetta strada, con lo stesso coltello nascosto dietro la gamba. Odio quando è così, quando l'operazione sembra durare in eterno. Ma non mi arrendo. Saltano sempre fuori alla fine.
Allento un po' la pressione del mio piede sull'acceleratore.
"Qualcosa non va, amico?" mi domanda.
Scuoto la testa. "Solo che questa non è la mia auto, e non avrei i soldi per ripararla dopo che avrai deciso di cercare di buttarmi giù dal ponte".
L'autostoppista ride, un po' più forte del normale. "Penso che tu abbia bevuto o roba del genere sta notte, amico. Magari preferisci lasciarmi qui."
Capisco troppo tardi di non poter salvare la macchina. Non posso lasciarlo scendere. Avrei dovuto ucciderlo mentre la macchina era in movimento oppure avrei dovuto ripetere l'operazione da capo, e dubito che Mr Dean mi avrebbe lasciato prendere la macchina per ancora molto tempo. Senza contare il fatto che mi sarei trasferito a Thunder Bay tra tre giorni.
Nella mia mente aleggia anche l'idea che gli sto facendo rivivere le pene che ha subito ancora una volta. Ma questo pensiero mi sfugge. E' già morto.
Cerco di mantenermi sui cinquanta - troppo veloce perchè lui consideri l'idea di saltare fuori, ma con i fantasmi non puoi mai essere sicuro. Devo fare in fretta.
È quando mi abbasso per tirare fuori il mio coltello dal nascondiglio dietro la mia gamba che noto la silhouette del ponte illuminata dalla luce della luna. Poco prima, l'autostoppista afferra il volante e lo strattona verso sinistra. Cerco di spingerlo verso destra per controbilanciare e pianto il piede sul freno. Sento lo stridio delle gomme sull’asfalto e con la coda dell’occhio vedo che la testa dell’autostoppista è sparita. Niente di più facile Joe, niente più capelli unti e sorriso entusiasta. È solo un miscuglio di pelle putrida e buchi vuoti con denti che somigliano a pietre scure. Sembra che stia sorridendo, ma penso sia solo l’effetto delle sue labbra che si stanno deteriorando.
Anche se la macchina sta slittando e sto cercando di fermarla, non ho nessun flash della mia vita che mi passava davanti agli occhi. Che poi cosa dovrei vedere? Tipo una strada di carcasse di fantasmi uccisi. Invece vedo una serie di fotogrammi veloci del mio corpo morto: uno in cui ho lo sterzo piantato nel petto, un altro in cui anche la mia testa è andata e il resto di me giace fuori dal finestrino mancante. Un albero spunta fuori dal nulla, punta contro il mio finestrino. Non ho il tempo di pregare, solo di strattonare il volante e premere sull’acceleratore, e l’albero è dietro di me. Quello che non volevo era farlo sul ponte.
“Non è così male essere morti” mi dice l’autostoppista, graffiandomi il braccio, cercando di spingermi via dal volante.
“E che mi dici della puzza?” sibilo. Non ho ancora perso la presa sul mio coltello. Non chiedetemi come; sento che se continuerò a tenerle tanto tese le ossa del mio polso si romperanno tra pochi secondi e ho tirato su il mio sedile in modo da passare sopra la leva del cambio. Tengo il volante fermo con il fianco (avrei dovuto farlo prima) e tiro fuori il coltello velocemente.
Quello che succede dopo è una specie di sorpresa: la massa putrida si ritira nella faccia dell’autostoppista, e il verde torna a farsi vedere nei suoi occhi. E’ solo un ragazzo, che fissa il mio coltello. Riprendo il controllo della macchina e freno.
La botta della frenata lo fa sbattere. Mi guarda.
“Ho lavorato tutta l’estate per questi soldi” dice a bassa voce. “La mia ragazza mi ammazza se li perdo”.
Il mio cuore batte all’impazzata per lo sforzo di controllare la macchina. Non voglio dire nulla. Voglio solo farla finita. Ma invece sento la mia voce.È “La tua ragazza ti perdonerà, te lo prometto” il coltello, l’athame di mio padre, brilla nella mia mano.
“Non voglio farlo di nuovo” sussurra l’autostoppista.
“Questa è l’ultima volta” dico, e dopo affondo il colpo, spingendo il coltello nella sua gola, facendo un taglio nero e profondo. L’autostoppista si tocca il collo. Cercano di rimettere la ferita insieme, ma qualcosa di simile a un liquido nero denso come petrolio sta uscendo e lo ricopre, sanguinando non solo sulla sua giacca vintage, ma anche sul suo viso e sugli occhi, fino ai suoi capelli. Non sembra però macchiare la tappezzeria dell’auto. L’autostoppista non grida mentre si avvizzisce, ma forse non può: infondo la sua gola è stata tagliata e il liquido nero gli si è riversato nella bocca. In meno di un minuto è sparito, senza lasciare traccia.
Passo la mia mano sopra il sedile. È secco. Dopo scendo dalla macchina e le giro attorno dandole un’occhiata come meglio posso nel buio, cercando se ci sono graffi. Il battistrada è ancora fumante. Posso già sentire lo sguardo di Mr Dean addosso. Andrò via di città tra tre giorni, e adesso ne dovrò passare almeno uno mettendo su dei nuovi copertoni. A pensarci meglio, forse non dovrei riportare la macchina indietro finché i nuovi copertoni non sono già su.
Ho occhio per queste cose. So cosa cercare, perché ho visto qualsiasi specie di fantasma o spettro che possiate immaginare. Questo autostoppista infesta un tratto tortuoso di North Carolina road, delimitato da vecchie recinzioni e da un sacco di nulla. Probabilmente gli automobilisti di passaggio che lo hanno preso su più che altro lo hanno fatto per noia, pensando che fosse solo un ragazzo come un altro che legge troppo Kerouac.
"La mia ragazza... mi sta aspettando" dice con eccitazione nella voce, come se debba incontrarla alla prossima curva.
Batte l'accendino forte sul cruscotto, due volte, e io mi sporgo per assicurarmi che non abbia lasciato nessun segno. Questa non è la mia macchina. E ci ho messo ben otto settimane a fare lavoracci per Mr Dean, il colonnello dell'esercito in pensione che vive al piano di sotto, solo per poterla prendere in prestito. Per essere un settantenne ha la schiena più dritta che io abbia mai visto. Se avessi avuto più tempo, avrei potuto passare l'estate a sentire qualche storia interessante sul Vietnam. Invece l'ho passata eliminando erbacce e sistemando degli appezzamenti per dei nuovi roseti, mentre lui mi osservava con occhio torvo, assicurandosi che il suo bambino fosse al sicuro con questo ragazzo diciassettenne con una vecchia t-shirt dei Rolling Stones e i guanti da giardinaggio di sua madre.
A dire la verità, sapevo per cosa avrei usato la macchina, e mi sentivo un po' in colpa. E' una Camaro Rally sportiva blu notte del 1969, tenuta come se fosse nuova di zecca. Fila liscia come l'olio e nelle curve riesco a sentire il ruggito del motore. Non potevo credere che me l'avesse lasciata prendere, duro lavoro o meno. Ma grazie a Dio l'aveva fatto, perché senza macchina sarei stato nei casini. Era quel tipo di macchina per cui l'autostoppista si sarebbe fatto vedere - qualcosa per cui valeva la pena strisciare fuori dalla terra.
"Deve essere molto carina" dico senza mostrare troppo interesse.
"Si, amico, lo è" dice e, per la milionesima volta da quando l'ho preso su cinque miglia fa, mi domando come sia possibile che nessuno si accorga che è morto. Sembra di essere in un film di James Dean. E poi c'è quell'odore. Non esattamente putrido, ma sicuramente muschioso, che gli aleggia in torno come nebbia. Come potevano scambiarlo per una persona viva? Come è possibile che qualcuno se lo sia tenuto in macchina per quelle dieci miglia fino a Lowren's Bridge, dove dopo inevitabilmente lui gli ha fatto sbandare la macchina, facendoli finire nel fiume? Come se non fossero stati un po' turbati dal suo abbigliamento e dalla sua voce, dall'odore delle ossa, quell'odore che probabilmente nessuno di loro aveva mai sentito. Ma comunque sarebbe stato troppo tardi. Avevano preso la decisione di prendere su un autostoppista, e non si lasciavano impaurire pensando di scaricarlo. Mettevano via le loro paure. Le persone non dovrebbero comportarsi in questo modo.
Sul sedile del passeggero, l'autostoppista sta ancora parlando con quella sua voce lontana riguardo alla sua ragazza che lo aspetta a casa, qualcuno di nome Lisa, e di come siano lucenti i suoi capelli biondi e quel suo sorriso, e di come devono scappare e sposarsi non appena lui riesce a tornare dalla Florida. Stava lavorando per l'estate li da suo zio in una concessionaria: la migliore opportunità che aveva per salvare il matrimonio, anche se avesse dovuto voler dire che non si sarebbero visti per qualche mese.
"Deve essere stata dura, stare lontano da casa per così tanto tempo" dico e si percepisce un po' di compassione nella mia voce. "Ma sono sicuro che sarà entusiasta di vederti."
"Si, amico. Proprio quello di cui sto parlando. Ho tutto quello di cui abbiamo bisogno, qui nella tasca della mia giacca. Ci sposeremo e ci trasferiremo sulla costa. Ho un amico li, Robby. Possiamo stare da li finché non trovo un lavoro da meccanico."
"Certo" dico. L'autostoppista ha quello sguardo ottimista sul volto, illuminato dalla luna e dalle spie del cruscotto. Non aveva mai più visto Robby ovviamente. E nemmeno la sua ragazza Lisa. Perchè due miglia più avanti lungo la strada, nell'estate del 1970, era salito su una macchina, probabilmente simile a questa. E aveva raccontato a chiunque stesse guidando che era pronto a iniziare una nuova vita con quello che aveva nella tasca della sua giacca.
La gente del posto racconta che l'hanno pestato per bene li sul ponte e dopo l'hanno trascinato tra gli alberi, dove lo hanno accoltellato un paio di volte e dopo gli hanno tagliato la gola. Dopo si dice che abbiano ficcato il suo corpo sotto a un'argine di uno degli affluenti. Li è dove un contadino l'ha trovato, qualcosa come sei mesi dopo, legato attorno alla vita, la mascella ancora spalancata per la sopresa, come se non riuscisse a credere di essere rimasto bloccato.
E infatti adesso non sa di essere di essere bloccato qui. Nessuno di loro sembra rendersene conto. Ora l'autostoppista sta fischiettando dietro una melodia inesistente. Probabilmente ancora sente qualsiasi cosa stesse ascoltando la notte che è stato ucciso.
È molto gradevole. Il tipo di ragazzo con cui vorresti fare un viaggetto in auto. Ma quando arriveremo al ponte, sarà così arrabbiato e angosciato come non lo ha mai visto nessuno. I giornali dicono che il suo fantasma, spiacevolmente soprannominato come l'escursionista della dodicesima contea, abbia ucciso circa una dozzina di persone e ferite altre otto. Ma non riesco davvero a fargliene una colpa. Non è mai riuscito a tornare a casa per vedere la sua ragazza, e adesso non vuole che nessun altro riesca ad arrivare a casa.
Passiamo davanti al miglio segnato come il numero ventitre, il ponte è a meno di due minuti. Sono passato per questa strada praticamente tutte le notti da quando ci siamo trasferiti nella speranza di vedere il suo pollice alzarsi vedendo passare la mia macchina, ma non ho avuto fortuna. Non finchè non mi sono messo al volante di questa Camaro. Prima di oggi ho passato praticamente mezza estate su questa stramaledetta strada, con lo stesso coltello nascosto dietro la gamba. Odio quando è così, quando l'operazione sembra durare in eterno. Ma non mi arrendo. Saltano sempre fuori alla fine.
Allento un po' la pressione del mio piede sull'acceleratore.
"Qualcosa non va, amico?" mi domanda.
Scuoto la testa. "Solo che questa non è la mia auto, e non avrei i soldi per ripararla dopo che avrai deciso di cercare di buttarmi giù dal ponte".
L'autostoppista ride, un po' più forte del normale. "Penso che tu abbia bevuto o roba del genere sta notte, amico. Magari preferisci lasciarmi qui."
Capisco troppo tardi di non poter salvare la macchina. Non posso lasciarlo scendere. Avrei dovuto ucciderlo mentre la macchina era in movimento oppure avrei dovuto ripetere l'operazione da capo, e dubito che Mr Dean mi avrebbe lasciato prendere la macchina per ancora molto tempo. Senza contare il fatto che mi sarei trasferito a Thunder Bay tra tre giorni.
Nella mia mente aleggia anche l'idea che gli sto facendo rivivere le pene che ha subito ancora una volta. Ma questo pensiero mi sfugge. E' già morto.
Cerco di mantenermi sui cinquanta - troppo veloce perchè lui consideri l'idea di saltare fuori, ma con i fantasmi non puoi mai essere sicuro. Devo fare in fretta.
È quando mi abbasso per tirare fuori il mio coltello dal nascondiglio dietro la mia gamba che noto la silhouette del ponte illuminata dalla luce della luna. Poco prima, l'autostoppista afferra il volante e lo strattona verso sinistra. Cerco di spingerlo verso destra per controbilanciare e pianto il piede sul freno. Sento lo stridio delle gomme sull’asfalto e con la coda dell’occhio vedo che la testa dell’autostoppista è sparita. Niente di più facile Joe, niente più capelli unti e sorriso entusiasta. È solo un miscuglio di pelle putrida e buchi vuoti con denti che somigliano a pietre scure. Sembra che stia sorridendo, ma penso sia solo l’effetto delle sue labbra che si stanno deteriorando.
Anche se la macchina sta slittando e sto cercando di fermarla, non ho nessun flash della mia vita che mi passava davanti agli occhi. Che poi cosa dovrei vedere? Tipo una strada di carcasse di fantasmi uccisi. Invece vedo una serie di fotogrammi veloci del mio corpo morto: uno in cui ho lo sterzo piantato nel petto, un altro in cui anche la mia testa è andata e il resto di me giace fuori dal finestrino mancante. Un albero spunta fuori dal nulla, punta contro il mio finestrino. Non ho il tempo di pregare, solo di strattonare il volante e premere sull’acceleratore, e l’albero è dietro di me. Quello che non volevo era farlo sul ponte.
“Non è così male essere morti” mi dice l’autostoppista, graffiandomi il braccio, cercando di spingermi via dal volante.
“E che mi dici della puzza?” sibilo. Non ho ancora perso la presa sul mio coltello. Non chiedetemi come; sento che se continuerò a tenerle tanto tese le ossa del mio polso si romperanno tra pochi secondi e ho tirato su il mio sedile in modo da passare sopra la leva del cambio. Tengo il volante fermo con il fianco (avrei dovuto farlo prima) e tiro fuori il coltello velocemente.
Quello che succede dopo è una specie di sorpresa: la massa putrida si ritira nella faccia dell’autostoppista, e il verde torna a farsi vedere nei suoi occhi. E’ solo un ragazzo, che fissa il mio coltello. Riprendo il controllo della macchina e freno.
La botta della frenata lo fa sbattere. Mi guarda.
“Ho lavorato tutta l’estate per questi soldi” dice a bassa voce. “La mia ragazza mi ammazza se li perdo”.
Il mio cuore batte all’impazzata per lo sforzo di controllare la macchina. Non voglio dire nulla. Voglio solo farla finita. Ma invece sento la mia voce.È “La tua ragazza ti perdonerà, te lo prometto” il coltello, l’athame di mio padre, brilla nella mia mano.
“Non voglio farlo di nuovo” sussurra l’autostoppista.
“Questa è l’ultima volta” dico, e dopo affondo il colpo, spingendo il coltello nella sua gola, facendo un taglio nero e profondo. L’autostoppista si tocca il collo. Cercano di rimettere la ferita insieme, ma qualcosa di simile a un liquido nero denso come petrolio sta uscendo e lo ricopre, sanguinando non solo sulla sua giacca vintage, ma anche sul suo viso e sugli occhi, fino ai suoi capelli. Non sembra però macchiare la tappezzeria dell’auto. L’autostoppista non grida mentre si avvizzisce, ma forse non può: infondo la sua gola è stata tagliata e il liquido nero gli si è riversato nella bocca. In meno di un minuto è sparito, senza lasciare traccia.
Passo la mia mano sopra il sedile. È secco. Dopo scendo dalla macchina e le giro attorno dandole un’occhiata come meglio posso nel buio, cercando se ci sono graffi. Il battistrada è ancora fumante. Posso già sentire lo sguardo di Mr Dean addosso. Andrò via di città tra tre giorni, e adesso ne dovrò passare almeno uno mettendo su dei nuovi copertoni. A pensarci meglio, forse non dovrei riportare la macchina indietro finché i nuovi copertoni non sono già su.
Ci tengo a precisare che il capitolo è stato tradotto da me e quindi non è concesso prenderlo e usarlo in altri blog o siti senza i dovuti crediti al mio blog.
Per avere il resto ci tocca aspettare! Comunque che ne pensate? Come inizio sembra promettente e anche se non apprezzo molto la narrazione al presente, non disturba troppo, o almeno questa è stata la mia impressione. Un po' cruento come primo capitolo, però non mi è dispiaciuto! Sono ancora più decisa a comprare il libro quando finalmente lo avremo in Italia! Voi che ne pensate?
Bah credevo di aver inviato .___. btw io il capitolo non l'ho letto. E non lo leggo, perchè mi guasto la sorpresa lo so ahsushashas ma devo aspettare ancora tanto?? DD:
RispondiEliminama no leggilo è solo un assaggio e comunque non si arriva alla parte dove c'è Anna v.v
RispondiEliminacomuuunque non so ancora quando esce in Italia solo che è tra le prossime uscite della Newton Compton <3