Buon pomeriggio lettori, grazie di cuore a tutti per il caloroso bentornato! Come vi ho anticipato ieri, oggi sul blog la mia ospite è niente di meno che Valentina D'Urbano, una delle autrici italiane che più stimo e apprezzo in assoluto. Potete trovare online le mie vecchie recensioni per Acquanera e per Il rumore dei tuoi passi.
Grazie alla gentilezza e disponibilità di Tommaso e di Gloria, addetti stampa della Longanesi, ho potuto prendere parte a questa sorta di iniziativa. Ho letto il romanzo in anteprima - e sarà mia premura pubblicare la recensione al più presto - e ho avuto modo di intervistare Valentina e come me anche altri blogger (potete trovare su Il profumo dei libri il post di ieri dedicato). Curiosi? Non mi resta che lasciarvi all'intervista, buona lettura!
DENISE › Non ho potuto fare a meno di notare che, mentre per Il rumore dei tuoi passi, Acquanera e Alfredo hai scelto la prima persona, per Non aspettare la notte e Quella vita che ci manca hai invece optato per narrare la storia in terza persona. Come mai? Vuoi spiegarci cosa ti ha spinto verso questo cambiamento?
VALENTINA › In realtà una vera ragione non c’è. Ci sono alcune storie che funzionano bene in prima persona, altre invece che per svilupparsi hanno bisogno del narratore onnisciente, dipende da quello che uno vuole mettere in luce. È la storia stessa a suggerirmi quale tipo di narrazione usare. E poi cambiare mi diverte, spostare il punto di vista evita la noia e spezza un po’ il filo del racconto tra un libro e l’altro.
DENISE › Angelica è un personaggio estremamente complesso e con cui, in certe occasioni, può essere difficile entrare in empatia. Da autrice e mente che le ha dato la luce, come l'hai percepita? Come hai vissuto la sua storia sulla tua pelle?
VALENTINA › A differenza di altri personaggi con cui ho avuto spesso un rapporto di amore-odio, Angelica l’ho amata da subito. Ho provato per lei una grande tenerezza e un grande affetto, perché è forte sì, ma tra tutti i personaggi a cui ho dato vita, è anche la più fragile.
DENISE › Nel romanzo si fa spesso riferimento a Jane Eyre e in una particolare scena, Tommaso resta incredulo di fronte ai parallelismi che ci sono fra la sua storia con Angelica e quella tra Jane e Mister Rochester. Considerata la tua passione per le sorelle Brontë, quanto peso ha avuto per te Jane Eyre nella stesura e nell'ideazione della storia?
VALENTINA › Non posso dire molto perché rischio di fare spoiler. I romanzi delle sorelle Brontë hanno sempre avuto un certo peso nelle storie che scrivo e nei sentimenti che metto in scena, anche se poi non le cito mai apertamente. In Non aspettare la notte però, non era un evento programmato. Ho nominato Jane Eyre semplicemente perché è un libro che mi piace molto. Solo dopo, a metà della stesura, ho capito quanto in realtà c’entrasse con il romanzo che stavo scrivendo. E lì mi sono stupita anche io, proprio come Tommaso.
DENISE › Non aspettare la notte è ambientato, come anche gli altri tuoi romanzi, negli anni novanta, nell'epoca in cui ancora la tecnologia non aveva ancora preso il sopravvento. Ti manca quel periodo? Se potessi tornare indietro e fermare il tempo, lasceresti le cose per com'erano allora oppure no?
VALENTINA › Mi manca come a tutti quanti manca la propria infanzia. Io negli anni novanta ero una bambina, e in quel decennio ho lasciato cose e persone che non torneranno più. Ma alla tecnologia devo un po’ tutto: se non fosse stato per internet, Il rumore dei tuoi passi sarebbe ancora chiuso in un cassetto e io starei facendo tutt’altro.
DENISE › La narrazione di Non aspettare la notte si sposta da Roma a Borgo Gallico, pensi che tornerai mai a parlare della Fortezza e dei suoi angoli più bui?
VALENTINA › Io alla Fortezza ci sono nata e ci sono cresciuta, e nella vita reale ci torno ogni settimana. Ma narrativamente parlando per ora la Fortezza mi ha dato tutto e io le ho restituito tutto quello che avevo preso da lei. Non so se tornerò a scrivere di casa mia, forse sì o forse no. Per ora ho alcune storie ambientate altrove che mi preme di raccontare, ma non faccio programmi.
DENISE › Tra i tuoi romanzi che fino adesso ho avuto il piacere di leggere, quello che mi ha rapito il cuore di più è stato senza dubbi Acquanera. Pensi che in futuro tornerai a scrivere una storia di questo tipo, con un pizzico di magia che si intreccia alla realtà? E a proposito del futuro, stai già lavorando a qualche nuovo progetto?
VALENTINA › Come sopra, non voglio fare programmi. Seguo l’istinto e vado dove mi porta il cuore. Di certo Acquanera è stato il romanzo più difficile da scrivere, una vera prova di forza. Forse proverò ancora perché l’argomento non ha smesso di affascinarmi, ma non nell’immediato. Voglio scrivere molte storie, non voglio fermarmi, spero ci sarà tempo e modo.
DENISE › Una domanda che, da persona che ama scrivere e raccontare le proprie storie, non posso fare a meno di porre a tutti gli autori che ammiro: che consigli ti senti di dare agli aspiranti scrittori? L'editoria italiana, per lo maggiore, negli ultimi anni, sembra più puntare sull'apparenza e sulla vendibilità, che sulla sostanza. Ma se non si è disposti a piegarsi al mercato, come si può riuscire ad emergere?
VALENTINA › In questo momento nelle librerie si intravede un livellamento generale: la mia sensazione è che si tenda a produrre storie molto simili tra loro, quindi automaticamente più ci si avvicina a quel tipo di storia più si ha possibilità di essere notati. Io invece mi sento di dare un consiglio di tendenza opposta: è più importante avere una voce riconoscibile, personaggi più complessi e complicati. Le mode, con molta pazienza, passano, svaniscono, poi tornano di nuovo. Le voci restano. Magari ci metteranno più tempo ad affermarsi, magari la scalata sarà più faticosa, ma di certo dureranno di più. Bisogna scrivere prima di tutto per se stessi. Se uno scrive per arrivare in classifica e “diventare ricco” è già sconfitto in partenza.
E con questi saggi consigli di Valentina si conclude l'intervista. Che ne pensate? Vi è piaciuta? Mi auguro proprio di sì! Al più presto avrete anche la mia recensione, intanto aspetto i vostri commenti. Buona serata e alla prossima!
Grazie alla gentilezza e disponibilità di Tommaso e di Gloria, addetti stampa della Longanesi, ho potuto prendere parte a questa sorta di iniziativa. Ho letto il romanzo in anteprima - e sarà mia premura pubblicare la recensione al più presto - e ho avuto modo di intervistare Valentina e come me anche altri blogger (potete trovare su Il profumo dei libri il post di ieri dedicato). Curiosi? Non mi resta che lasciarvi all'intervista, buona lettura!
DENISE › Non ho potuto fare a meno di notare che, mentre per Il rumore dei tuoi passi, Acquanera e Alfredo hai scelto la prima persona, per Non aspettare la notte e Quella vita che ci manca hai invece optato per narrare la storia in terza persona. Come mai? Vuoi spiegarci cosa ti ha spinto verso questo cambiamento?
VALENTINA › In realtà una vera ragione non c’è. Ci sono alcune storie che funzionano bene in prima persona, altre invece che per svilupparsi hanno bisogno del narratore onnisciente, dipende da quello che uno vuole mettere in luce. È la storia stessa a suggerirmi quale tipo di narrazione usare. E poi cambiare mi diverte, spostare il punto di vista evita la noia e spezza un po’ il filo del racconto tra un libro e l’altro.
DENISE › Angelica è un personaggio estremamente complesso e con cui, in certe occasioni, può essere difficile entrare in empatia. Da autrice e mente che le ha dato la luce, come l'hai percepita? Come hai vissuto la sua storia sulla tua pelle?
VALENTINA › A differenza di altri personaggi con cui ho avuto spesso un rapporto di amore-odio, Angelica l’ho amata da subito. Ho provato per lei una grande tenerezza e un grande affetto, perché è forte sì, ma tra tutti i personaggi a cui ho dato vita, è anche la più fragile.
DENISE › Nel romanzo si fa spesso riferimento a Jane Eyre e in una particolare scena, Tommaso resta incredulo di fronte ai parallelismi che ci sono fra la sua storia con Angelica e quella tra Jane e Mister Rochester. Considerata la tua passione per le sorelle Brontë, quanto peso ha avuto per te Jane Eyre nella stesura e nell'ideazione della storia?
VALENTINA › Non posso dire molto perché rischio di fare spoiler. I romanzi delle sorelle Brontë hanno sempre avuto un certo peso nelle storie che scrivo e nei sentimenti che metto in scena, anche se poi non le cito mai apertamente. In Non aspettare la notte però, non era un evento programmato. Ho nominato Jane Eyre semplicemente perché è un libro che mi piace molto. Solo dopo, a metà della stesura, ho capito quanto in realtà c’entrasse con il romanzo che stavo scrivendo. E lì mi sono stupita anche io, proprio come Tommaso.
DENISE › Non aspettare la notte è ambientato, come anche gli altri tuoi romanzi, negli anni novanta, nell'epoca in cui ancora la tecnologia non aveva ancora preso il sopravvento. Ti manca quel periodo? Se potessi tornare indietro e fermare il tempo, lasceresti le cose per com'erano allora oppure no?
VALENTINA › Mi manca come a tutti quanti manca la propria infanzia. Io negli anni novanta ero una bambina, e in quel decennio ho lasciato cose e persone che non torneranno più. Ma alla tecnologia devo un po’ tutto: se non fosse stato per internet, Il rumore dei tuoi passi sarebbe ancora chiuso in un cassetto e io starei facendo tutt’altro.
DENISE › La narrazione di Non aspettare la notte si sposta da Roma a Borgo Gallico, pensi che tornerai mai a parlare della Fortezza e dei suoi angoli più bui?
VALENTINA › Io alla Fortezza ci sono nata e ci sono cresciuta, e nella vita reale ci torno ogni settimana. Ma narrativamente parlando per ora la Fortezza mi ha dato tutto e io le ho restituito tutto quello che avevo preso da lei. Non so se tornerò a scrivere di casa mia, forse sì o forse no. Per ora ho alcune storie ambientate altrove che mi preme di raccontare, ma non faccio programmi.
DENISE › Tra i tuoi romanzi che fino adesso ho avuto il piacere di leggere, quello che mi ha rapito il cuore di più è stato senza dubbi Acquanera. Pensi che in futuro tornerai a scrivere una storia di questo tipo, con un pizzico di magia che si intreccia alla realtà? E a proposito del futuro, stai già lavorando a qualche nuovo progetto?
VALENTINA › Come sopra, non voglio fare programmi. Seguo l’istinto e vado dove mi porta il cuore. Di certo Acquanera è stato il romanzo più difficile da scrivere, una vera prova di forza. Forse proverò ancora perché l’argomento non ha smesso di affascinarmi, ma non nell’immediato. Voglio scrivere molte storie, non voglio fermarmi, spero ci sarà tempo e modo.
DENISE › Una domanda che, da persona che ama scrivere e raccontare le proprie storie, non posso fare a meno di porre a tutti gli autori che ammiro: che consigli ti senti di dare agli aspiranti scrittori? L'editoria italiana, per lo maggiore, negli ultimi anni, sembra più puntare sull'apparenza e sulla vendibilità, che sulla sostanza. Ma se non si è disposti a piegarsi al mercato, come si può riuscire ad emergere?
VALENTINA › In questo momento nelle librerie si intravede un livellamento generale: la mia sensazione è che si tenda a produrre storie molto simili tra loro, quindi automaticamente più ci si avvicina a quel tipo di storia più si ha possibilità di essere notati. Io invece mi sento di dare un consiglio di tendenza opposta: è più importante avere una voce riconoscibile, personaggi più complessi e complicati. Le mode, con molta pazienza, passano, svaniscono, poi tornano di nuovo. Le voci restano. Magari ci metteranno più tempo ad affermarsi, magari la scalata sarà più faticosa, ma di certo dureranno di più. Bisogna scrivere prima di tutto per se stessi. Se uno scrive per arrivare in classifica e “diventare ricco” è già sconfitto in partenza.
E con questi saggi consigli di Valentina si conclude l'intervista. Che ne pensate? Vi è piaciuta? Mi auguro proprio di sì! Al più presto avrete anche la mia recensione, intanto aspetto i vostri commenti. Buona serata e alla prossima!
Come sai, il romanzo non mi ha fatto impazzire, ma Valentina la ammiro sempre. E, ancora, dà gran belle risposte. :)
RispondiEliminaConcordo assolutamente :)
EliminaIntervista interessante *-* io di suo ho proprio il tuo preferito Acquanera, ma ancora devo leggerlo!
RispondiEliminaSono sicura che lo adorerai tesoro *o* sbrigati!
EliminaCiao Denise che bella sorpresa! Ho sempre sentito parlare di Valentina in toni entusiasti e non vedo l'ora di iniziare a leggerla. Non so se partire dalla nuova pubblicazione che dici? Da dove mi consigli iniziare? ^_^
RispondiEliminaIo ti consiglierei di iniziare con Acquanera che è il mio preferito tra i suoi che ho letto :) secondo me è ottimo per introdurti al suo stile e la storia è semplicemente fantastica! Il rumore dei tuoi passi è molto bello, però è più pesante... dunque lo terrei per un secondo momento, idem per Non aspettare la notte, che si fa leggere bene, ma non conquista come gli altri a mio parere ^.^
Elimina"Bisogna scrivere prima di tutto per se stessi. Se uno scrive per arrivare in classifica e “diventare ricco” è già sconfitto in partenza."
RispondiEliminaFantastica davvero :)
Ho apprezzato da morire anche io questa sua risposta! Donna saggia :)
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