martedì 26 settembre 2017

Di libri, editori, editoria e serie interrotte

Buongiorno lettori, come state? Oggi ho deciso di discostarmi un po' dai soliti post perché di recente ho visto tornare a galla la cara vecchia polemica riguardo alle case editrici e alle serie interrotte, ho pensato di dirvi la mia a riguardo.
Piccola premessa: la mia intenzione è quella di sfruttare le mie conoscenze e competenze, sia a livello economico che editoriale, per cercar di trattare il discorso nel modo più oggettivo possibile e dunque anche dal punto di vista imprenditoriale e monetario, nel tentativo di rendere chiara la situazione agli occhi di chiunque. Cercherò dunque di parlare in modo semplice e spiccio, così da non uccidere dalla noia nessuno. Una volta esposti i fatti, vi darò comunque ovviamente anche la mia opinione personale riguardo tutta la faccenda.

Allora, vorrei iniziare col dire che spesso, noi lettori facciamo l'errore di pensare alle case editrici in modo quasi astratto, senza renderci conto che alla fin fine, non si tratta che di aziende. Le case editrici non sono enti benefici, non sono associazioni culturali. Non sono in realtà molto diverse da aziende come Apple, Samsung e compagnia bella. E sapete qual è l'obiettivo, il fine ultimo al di fuori dell'attività che decidono di esercitare, per cui nascono tutte le aziende, a esclusione di quelle no profit? Il guadagno.
Ma facciamo un passo indietro, in termini semplici, quando si può affermare che un'azienda ottiene un guadagno (che non è assolutamente da confondere con un ricavo)? Quando riesce a coprire i costi con i ricavi, e ha dunque un margine di profitto.

Applichiamo questo ragionamento all'editoria. La casa editrice X, per "produrre" un libro e farlo arrivare in libreria e/o renderlo disponibile online, affronta una serie di costi che possiamo così riassumere: trattamento del testo (editing, correzione), impaginazione, creazione di una grafica di copertina, stampa, distribuzione, progettazione e cura del formato digitale. In caso si tratti di un libro straniero ci sono anche da aggiungere i costi, non poco gravosi, relativi all'acquisto dei diritti e alla traduzione. In base a quanto poi la casa editrice X intende investire su un determinato romanzo, ci sono anche da sommare i costi, che dunque variano di caso in caso, relativi a pubblicità, propaganda stampa (in cui si può collocare anche il costo dell'invio di copie a giornalisti e blogger) e marketing. E attenzione, qui si parla solo degli oneri relativi a un determinato libro. Perché ovviamente poi la casa editrice X deve anche affrontare i normali costi di gestione,
che sono talmente tanti che nemmeno ci penso, a mettermi qui ad elencarveli, ma pensate ad esempio al fatto che ogni casa editrice ha uno o più uffici da mantenere in tutto e per tutto, del personale da pagare, eccetera eccetera.

Cosa succede poi, una volta che il romanzo arriva in libreria? Se tutto va bene, viene venduto. Sapevate però che le librerie trattengono quasi la metà del prezzo di copertina come compenso per poter, a loro volta, coprire i costi e avere un margine di guadagno? Dunque, a livello prettamente ipotetico e probabilmente non del tutto esatto, mettiamo che un romanzo arrivi a un prezzo di copertina di € 16,00. Mettiamo che, la libreria trattenga € 7,00, restano € 9,00 di ricavo per la casa editrice. Se andiamo a sottrarre la quota necessaria a coprire tutti i costi di cui sopra, e la piccola percentuale che poi spetta all'autore, sapete quanto resta, di effettivo guadagno? Forse non più di € 2,00.

Questa poi è l'ipotesi in cui "tutto va bene e il libro viene venduto" perché, in caso le copie spedite alle librerie tramite distributore non vengano vendute, vengono restituite alla casa editrice e qui si va ad aggiungere un ulteriore costo da sostenere per l'editore, oltre che a una pila di libri fermi in magazzino.

Detto questo, dovreste facilmente capire che, per riuscire a coprire tutti i costi e ad avere un guadagno effettivo, la nostra casa editrice X deve arrivare a vendere almeno un certo numero di copie. Se i costi sostenuti per produrre e distribuire il libro Y comportano che oggettivamente bisogna venderne almeno 10.000 copie (in caso vogliate capire meglio di cosa parlo, potete cercare su google "break even point") e poi ne vengono vendute magari soltanto 3.000, è chiaro che la casa editrice sarà in perdita.

Cambiamo di nuovo, per un momento, punto di vista e parliamo di serie interrotte. Consideriamo un attimo concretamente, come una volta una saggia amica mi ha spinta a fare, il quantitativo di pubblico che acquista il secondo, terzo o quarto romanzo di una serie. Ebbene si tratta soltanto di una cerchia ristretta, ovvero coloro che hanno letto il primo romanzo della serie e a cui è anche abbastanza piaciuto.

Ora, considerando la mole di libri pubblicata dai grandi editori, e considerando il pubblico ristretto a cui si vanno a rivolgere i libri di una serie, mettetevi un attimo nei panni dell'editore (che poi a decidere dubito fortemente sia proprio l'editore in base ai suoi sentimenti o gusti, quanto non una commissione a capo del budget). Voi, se il libro Y, primo volume di un'ipotetica serie, doveva vendere 10.000 copie e ne ha vendute soltanto 3.000, e dunque facendo conto che ci avete investito e perso dei soldi, davvero pubblichereste il secondo volume, per non parlare del terzo? Il libro Y ha venduto 3.000 copie, giusto? Quante di queste però sono state effettivamente lette e non abbandonate su uno scaffale? Vogliamo ipotizzare che 2.800 copie siano state lette? Fra questi lettori, a quanti il libro è piaciuto abbastanza da voler leggere un seguito? Magari 2.000? Dunque voi, davvero investireste altri soldi, sapendo che, se vi va bene, non riuscirete di nuovo a coprire i costi con i ricavi e sapendo che venderete ancora meno copie che del primo volume della serie? Non lo fareste mai, a meno di non voler dichiarare
fallimento qualche tempo dopo.

Capite dunque perché arrabbiarsi con le case editrici non ha senso? Capite come, consigliare ai lettori di non acquistare i libri delle suddette case editrici in segno di protesta, sia assolutamente inutile, e anche parecchio dannoso?

Da lettrice, anche io non sopporto quando una serie viene interrotta, eppure oltre che a parlarne bene, oltre che a cercare di consigliarla e far sì che il maggior numero di persone possibile la conoscano e consiglino a loro volta, mi rendo conto di non poter fare niente. Persino le petizioni online, per quanto di buone intenzioni, mi sembrano solo un enorme spreco di tempo perché è chiaro che i numeri che cerca un editore vanno oltre qualche centinaio di firme. Per questo, a mali estremi estremi rimedi, mi sono messa a leggere in lingua.

Ovviamente, ci sarebbero altre milioni di considerazioni da fare. Ad esempio, vogliamo parlare di quanto sia dannosa anche la pirateria? Ogni copia scaricata illegalmente è un mancato ricavo e quindi un mancato guadagno.
Non dico poi che le case editrici non commettano errori. Ne fanno a bizzeffe, ma questa è un'altra storia.
Concretamente, anche se a giudicare e a parlare si fa sempre presto, penso che una delle possibili risoluzioni al problema per gli editori, potrebbe essere quella di selezionare con più cura cosa pubblicare. Pubblicare meno, ma puntare alla quantità dei contenuti. Anche questo però, ne sono certa, creerebbe malcontento in un modo o nell'altro.

Sapete secondo me, innegabilmente, qual è il vero problema dell'editoria nel nostro paese? È che a leggere con costanza, considerato l'elevato numero della popolazione, siamo davvero pochissimi. Siamo una piccola minoranza e i dati che vengono pubblicati ogni anno non mentono. In Italia si legge poco. Quindi forse le uniche vere cose concrete che possiamo fare sono cercare di educare alla lettura le prossime generazioni e cercare di invogliare a leggere chi non lo fa.

Nonostante ci sarebbe ancora molto da dire, mi voglio fermare qui, perché penso di aver abbastanza esplicato la sostanza della questione. E dunque questo è tutto. Mi auguro vivamente di non avervi annoiati e mi auguro soprattutto che questo mio post possa far prendere consapevolezza della reale e concreta situazione a chiunque vi si imbatte.

Io non sono nessuno per dirvi cosa fare o cosa pensare. Ho cercato di darvi gli strumenti, potete dunque trarne con la vostra testa le conclusioni. Volete aspettare che tutti i volumi di una serie arrivino in Italia prima di acquistarli? Volete non comprare più libri di una casa editrice o di un autore in segno di protesta di fronte a una o più serie interrotte? Volete invece azzardare, come l'editore azzarda a pubblicare, e acquistare comunque il primo libro di una serie appena uscita, prendendo ciò che in quel momento l'editore ha da dare, anche se non sapete come andrà e se anche gli altri volumi verranno pubblicati? Sta a voi decidere, ma almeno fatelo in modo consapevole.

Spero di essere riuscita a esservi utile o quanto meno a farvi riflettere un po' e a farvi vedere la cosa sotto un altro punto di vista. Se volete dirmi cosa pensate, mi farebbe un grande piacere leggere i vostri pensieri. Un abbraccio e alla prossima!


21 commenti:

  1. Grande Denise. Non avrei saputo dirlo meglio.

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  2. trovo che tu sia stata molto esaustiva, sopratutto concordo con il dato di fatto che in Italia si legge poco e che noi che parliamo, mangiamo e respiriamo libri siamo davvero pochi. Personalmente ho poche serie interrotte nella mia libreria perché ho sempre cercato di acquistare solo quando effettivamente avrei letto la serie..ora ho iniziato a recuperarle leggendo in lingua, faccio fatica ma piuttosto che non sapere spremo tutta la materia grigia che ho!XD

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    1. Capisco perfettamente! È stata un po' la stessa cosa che ho fatto io, che ho iniziato a leggere in lingua proprio per questo. Purtroppo in alcune circostanza non resta altra scelta se non quella di arrangiarsi...

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  3. Che post bellissimo, in cui hai colto con semplicità e chiarezza i punti principali. Credo che la pirateria sia un problema molto ingente, perchè persone che prima erano anche disposte a spendere soldi per i libri ora prima cercano in tutti i modi di procurarseli gratis, e poi forse (forse!) vanno in libreria.

    Devo chere che anche io, come te, ho deciso di arrendermi alla realtà dei fatti - che giusta o sbagliata, è pur sempre la realtà - e continuare le serie interrotte leggendole nella lingua originale in cui sono state scritte. Ti godi la storia, sai come finisce e pratichi pure una lingua straniera. Più di così! ;)

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    1. Ebbene sì, hai detto bene: arrendersi alla realtà dei fatti. Secondo me non c'è altro da fare... e certi atteggiamenti rischiano di fare più danno che altro. E anche a me non dispiace affatto leggere in lingua e approfondire la conoscenza dell'inglese!

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  4. Parlando per quanto riguarda me, le serie interrotte sono il meno. Onestamente io mi appoggio tantissimo alla biblioteca perché non posso permettermi il cartaceo in cartonato. La tua spiegazione l'ho letta e capita, davvero, ma come può l'editoria pretendere che una persona, lettore o meno che sia, compri un libro a 19,90€? E non è nemmeno il prezzo più alto che ho visto. Io sono una di quelle persone che aspetta il tascabile. Sì, sicuramente contribuisco alla quota di persone che non permette agli editori di portare avanti le serie, ma non posso nemmeno permettermi un costo simile ogni volta.
    Non dico che tutti dovrebbero fare come SappiamoChi che nemmeno rilegge i testi tradotti pur di metterli fuori a meno di 10€, ma una via di mezzo sarebbe l'ideale.

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    1. Hai ragionissima per i prezzi! Nel post purtroppo non sono riuscita a dire tutto quello che avrei voluto, perché se avessi dovuto parlare di ogni singolo aspetto non ne sarei più uscita... infatti mi sono limitata a riassumere parte degli altri miei pensieri dicendo che anche le case editrici comunque commettono un sacco di errori. Purtroppo anche io trovo prezzi così alti ingiustificati il più delle volte e infatti aspetto spesso di trovare il libro in sconto o usato se mi interessa e ho pazienza.
      Sono d'accordo con te, dei prezzi attorno ai 15/14 € sarebbero proprio l'ideale!

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  5. Considerazioni più che valide ed a cui ero arrivata. Però è anche vero che, per le serie , chi non legge in lingua è penalizzato. Sarebbe interessante trovare una soluzione per far avere il romanzo successivo tradotto senza andare in perdita. Cosa difficilissima, ovviamente.
    Concordo con la questione costi, però se non si hanno le risorse non si compra e quindi si affossa ancora di più il mercato al pari di chi non legge . Anche io vivo in biblioteca in pratica e compro poco. Vuoi per soldi e vuoi per spazio. Se non fosse per i lettori da cento libri l'anno (pochi ma danarosi, in senso lato) la situazione economica degli editori sarebbe meno rosea di quel che è . Questi costi però fanno comprare meno anche i più incalliti. È il ccane e si morde la coda.
    L'educazione culturale va fatta anche ai genitori. Se loro non leggono,se non per sé stessi, ai figli, se non li spronano, come possono esserci poi più lettori?

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    1. Diciamo che ti ricolleghi un po' alle mie considerazioni finali: dovrebbero davvero scremare e decidere di pubblicare guardando alla qualità effettiva di ciò su cui scelgono di investire. Però, proprio perché sono aziende alla fin fine, e l'obiettivo è il guadagno, spesso tendono più a guardare le grandi vendite mettendo totalmente da parte il discorso qualitativo.
      Secondo me l'educazione alla lettura, proprio perché non è detto che venga fatta in famiglia, dovrebbe essere istituita per tutta la scuola dell'obbligo... e non parlo dei due o tre libri l'anno che fanno leggere soltanto alcuni dei professori, ma di qualcosa di più.

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  6. Ciao Denise, è tutto giustissimo, ma secondo me andrebbero fatti dei distinguo. Parto col dire che a me non interessa tanto la questione relativa alle serie, perché ne leggo veramente poche. La cosa che mi dà più fastidio è scoprire, per esempio tramite Goodreads, che esistono tantissimi libri stranieri che i lettori ritengono meritevoli (e che quindi all'estero vendono, e magari sarebbero anche un'interessante scommessa per il pubblico italiano) che vengono tradotti in tutta Europa ma non qui da noi, o se arrivano lo fanno con estremo ritardo. Io posso leggere in inglese e in francese, ma ci sono persone che non hanno la possibilità o il tempo di farlo, e vengono private magari di un buon libro. La questione del profitto ha un senso soprattutto per le piccole c.e. (che peraltro sono spesso quelle che si prendono più rischi, perché ci credono di più visto che fanno questo mestiere ancora con passione), ma per certi colossi, e credo non ci sia bisogno di fare nomi, non credo proprio possa essere una perdita su 2000 copie a fare la differenza. Per non parlare dei tempi di traduzione: certe c.e. hanno tempi biblici, dal francese tradurrei più in fretta io e ci farei anche l'editing. Non voglio fare la sborona, anch'io ho visto da dentro il lavoro in casa editrice, quindi parlo con cognizione di causa. Io sono certa che ci sono piccole c.e. che mettono l'anima in quello che fanno e fanno il possibile con i mezzi a loro disposizione, ma sono anche convinta che per altri grandi nomi un po' di dolo c'è. Perché rischiare pubblicando qualcosa di qualità, ma magari più di nicchia, se l'ennesimo YA uguale a tanti altri o il libro del fenomeno mediatico del momento venderà sicuramente? Senz'altro è un ragionamento imprenditoriale, e hai ragione dicendo che in Italia si legge poco, ma sinceramente 1-continuo a non accettare il fatto che i lettori forti che non leggono in lingua debbano essere penalizzati per questo; 2-se neanche chi dovrebbe fare cultura avendone le possibilità economiche decide di rischiare qualcosa, c'è davvero poco futuro per questo Paese.

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    1. Ciao Nadia! Io in questo post ho voluto concentrarmi soltanto su alcuni aspetti della questione eppure ce ne sono infiniti... come già dicevo, sono d'accordissimo per quanto riguarda le discutibilissime scelte di pubblicare cose poco di qualità, che mi lasciano sempre più amareggiata.
      Riguardo alla perdita di 2000 copie che non fa la differenza per i colossi non sono totalmente d'accordo. Ne abbiamo visti cadere davvero tanti... vedi Rizzoli! Chi mai poteva pensare che una casa editrice grande come la Rizzoli finisse per essere acquistata da Mondadori? Cioè, il discorso potrebbe essere valido se si trattasse di una perdita una tantum, ma purtroppo, proprio perché spesso vengono portate in Italia tante serie, non si tratta di casi isolati. Loro ci provano, portano i primi volumi sperando facciano il boom, ma se non lo fanno, o se non vendono abbastanza, economicamente parlando non possono permettersi di continuarle soltanto perché sanno che sono meritevoli. Purtroppo è la triste verità e io mio malgrado ormai me ne sono fatta una ragione. È ingiusto? Assolutamente sì, ma mi rendo conto che questa è la realtà dei fatti e non ci si può fare granché. Mi dispiace per chi non può leggere in lingua? Tantissimo. Eppure, di mio, non vedo soluzioni visto come stanno le cose.
      Per quanto riguarda invece il "fare cultura" è triste da dire anche questo, ma purtroppo non è neanche alla lontana la priorità di molti editori. In questo brillano senz'altro di più case editrici meno grandi che hanno mezzi più limitati, ma che cercano di portare avanti principi più sani.

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    2. Per quanto riguarda le acquisizioni, il discorso è un po' più complicato purtroppo... quando una società è quotata in borsa intervengono altri tipi di interessi, di ordine finanziario, che ahimè poco hanno a che fare con la capacità dell'azienda di fare utili (dividendi per gli azionisti, aumenti di capitale etc). Rizzoli non è stata venduta perché non faceva profitti. Neanch'io ho soluzioni in tasca naturalmente, e di sicuro non mi metto a boicottare una ce piuttosto che l'altra, ma fatico a non avere un pensiero fortemente critico verso chi guarda solo ed esclusivamente al guadagno, perché anche se non sono società no profit vendono libri, non vestiti o gioielli. Ma senz'altro sono io che sono ancora troppo naif.

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  7. Condivido quello che dici, io però ragiono ancora da lettrice. Capisco se una casa editrice interrompe una serie, però visti i precedenti io faccio fatica a dare i miei soldi al primo romanzo di una trilogia quando non so se usciranno gli altri. Lo so che è il cane che si morde la coda, perché in questo modo sono la prima a rendere possibile l'interruzione di una saga, ma se una CE invece di snocciolarle col contagocce ne pubblicasse meno e a distanza più ravvicinata? Annunciando già, con la prima uscita, la data della seconda? Ecco, in quel caso il mio approccio sarebbe diverso. :)

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    1. Concordo, Silvia! Purtroppo il mancato acquisto spesso si rivela solo una conseguenza. Per me dovrebbero proprio rivedere tutto il meccanismo e qualche casa editrice in più di un'occasione mi sembra ci abbia provato. Dovrebbero prendere dei provvedimenti un po' tutti, in realtà probabilmente non è la loro priorità, è questa la triste verità!

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  8. Che le CE debbano guadagnare è ovvio, che ci siano dei costi di produzione anche, ma considerando che da anni si sa che il numero dei lettori forti è diminuzione, per quale masochistico motivo saturare un mercato in crisi con libri che spesso e volentieri fanno parte di serie da quattro o cinque volumi l'una, che ancora più spesso sono indirizzati ad una nicchia di lettori
    che a loro volta - superato il target anagrafico - tendono ad uscire dal mercato e non a diventare lettori forti?
    Senza contare che trovo abbastanza miope vendere libri destinati a ragazzini o giovani (che probabilmente non hanno ancora delle entrate importanti e/o regolari) dai 19 € in su, magari con un lavoro di traduzione/editing da mettersi le mani nei capelli (La Corona di Mezzanotte, 18 € o giù di lì appena uscito, sembrava tradotto con google translate).
    È una situazione spinosa, ma così come non sono enti benefici le CE, non lo è neanche il lettore.
    Cmq non ritengo che il problema siano i non lettori: leggere è un hobby, se a qualcuno non piace, non lo si può obbligare né puntarlo col dito perchè non lo fa. I lettori non sono tantissimi, ma ci sono: se chi può legge in lingua perchè il rapporto tra qualità e prezzo è più equo con le edizioni straniere, il problema imho non è nel numero dei lettori ma nel fatto che - per qualsivoglia motivo - sono insoddisfatti nel servizio in patria.

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    1. Sono d'accordissimo sul mercato troppo saturo e anche sui prezzi esorbitanti e, nella maggior parte dei casi, ingiustificati visto il target di riferimento.
      Invece non condivido il pensiero sui non-lettori perché in Italia c'è davvero un'ignoranza oltre ogni confine di immaginazione e se ne hanno esempi pratici tutti i giorni. Basti pensare all'analfabetismo funzionale da cui è affetta una fetta fin troppo grande della popolazione. Basti pensare a tutte le persone che l'italiano alla fin fine non lo sanno.
      Secondo me il problema è proprio questo: chi, quando è in tenera età, non ha qualcuno a casa che lo educa alla lettura, difficilmente si troverà a diventare lettore. A scuola danno da leggere pochi libri, per lo più noiosi. Se io non avessi avuto i miei, che mi hanno letto storie fin quando non ho compiuto dieci anni, se non avessi avuto mia madre sempre con un libro in mano, non so se avrei sviluppato questa forte passione per la lettura. Certo, a un certo punto, sono diventata indipendente. Ho iniziato a frequentare la biblioteca con costanza e negli anni, fra alti e bassi, ho sempre letto. Ma perché mi avevano portato a vedere la lettura in un certo modo fin da piccola. E adesso che c'è internet e ci sono i cellulari non può che peggiorare la situazione. Se devo prendere in considerazione soltanto i libri che mi hanno fatto leggere a scuola, che spesso e volentieri trovavo di una noia mortale, mi trovo davvero di fronte alla triste verità: non avrei mai iniziato a leggere per conto mio con quelle premesse.
      Fino all'altro giorno, a lavoro, sono stata quasi derisa da una collega (che addirittura è anche più giovane di me) perché in pausa pranzo parlavo di comprare un libro. Sembrava che avessi detto che compro droga. Era così sinceramente stupita... perché a quanto pare per lei i libri esistono solo in funzione dello studio. "Compri libri... da leggere?!" sono state le sue testuali parole. Dopo sono stata io a metterla al suo posto con un "eh, cos'altro ci vorrai fare con i libri" e a farla tacere. Oppure ricordo ancora quando andavo a lavorare in treno, anni fa, ed ero costretta ad aspettare poi in stazione per più di un'ora che passasse l'autobus. Mi portavo sempre un libro, mi mettevo su una panchina e leggevo. Una volta sono passate delle ragazzine, e una di loro tra risatine e cavolatine varie, ha detto "ma chi ha voglia di leggere a quest'ora?!" e tutte a ridere. E io prontamente ho alzato lo sguardo per farle capire di girare a largo, lei e la sua ignoranza. E credimi, io dubito fortemente che queste persone, siano state educate alla lettura nel modo giusto. Siamo pieni di adulti e ragazzi che considerano i libri al pari di... non so... un noioso rompicapo. E dunque non proveranno mai a spingere i propri figli verso questo. Certo, magari ci sono genitori abbastanza intelligenti da provarci comunque. O magari ce ne sono che hanno una grande passione e ci provano, eppure poi dall'altra parte si trova di fronte a qualcuno a cui effettivamente la lettura non piace.
      Ma quando sono andata a Madrid invece, sai cosa ho visto? In metro c'era sempre, sempre, sempre qualcuno con in mano un libro o un e-reader. E non era mai soltanto una persona, erano tantissime e di tutte le età. Erano più di quelle con in mano un cellulare. Dunque, sì, lo dico e lo ripeto, questa è una delle più grandi piaghe che affligge il nostro Paese. Come dicevo in risposta a un altro commento, dovrebbero spingere i bambini e i ragazzi a leggere a scuola, per poter permettere a tutti di entrare in contatto con la lettura e di capire concretamente cos'è, in modo che ognuno possa poi decidere se leggere gli piace o meno, ma con consapevolezza, in modo differente.

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  9. Mi hai letto nel pensiero perché dopo quello che è successo su una pagina facebook (tu sai quale, perciò non faccio nomi!) avevo intenzione di scrivere un post simile, appunto per informare i lettori che spesso non si rendono conto come certe azioni non aiutano per niente!

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    1. Esattamente. E dire che purtroppo, al di fuori di tutti i ragionamenti possibili e immaginabili e di tutti gli errori che comunque si possono attribuire o meno a molti editori, c'è proprio chi non vuole capire.

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  10. Che bel post, Deni! Su quest'argomento di cose da dire ce ne sarebbero a milioni, da dove cominciare?! Innanzitutto che penso tu abbia fatto bene ad affrontare la questione. Molto spesso, il consumatore finale, anche io stessa, vede il prezzo di un prodotto e non sta a pensare molto a cosa abbia contribuito a creare quel determinato valore. è innegabile che i prezzi dei libri italiani ormai abbiano raggiunto valori altissimi, e da un lato comprendo benissimo la questione dei costi (come hai esposto anche tu), ma dall'altro non posso evitare di storcere il naso davanti a questa evidenza, soprattutto quando penso che il prezzo non sia assolutamente adeguato al prodotto venduto > ad es: quando una traduzione è fatta con i piedi, e qui capisco benissimo che non sia facile rendere in italiano una frase nata in un'altra lingua e soprattutto quando lo stile di quel determinato autore è molto articolato e complesso, vedi la Maas, oppure quando un libro è pieno di refusi. In questi casi sono convinta che un'attenta rilettura fatta magari a distanza di qualche tempo, oppure fatta proprio da un'altra persona porterebbe a galla tutti gli errori prima che il libro vada in stampa e poi arrivi a noi lettori. Non so quanto incida sul piano economico un'ulteriore lettura, ma io credo che quando si vende un prodotto (e soprattutto un prodotto di un certo livello sia culturale, che economico, come un libro) vada assicurata al consumatore la buona qualità. Ovviamente sul fattore qualità qui però intendo solo la forma del "libro" in senso generale, non l'opera in sé di quel dato autore, che è un'altra cosa.
    Altra cosa che non mi piace per niente è il fatto che molto spesso in Italia le CE puntino solo su libri "di moda". Adesso va questo filone? Bene proponiamo ai lettori solo libri di questo filone (rischiando di portare anche libri, scusate il termine, "spazzatura") tralasciando molti altri titoli decisamente più validi, di qualità e maggiore originalità.
    La scelta di non acquistare un libro di una CE, soprattutto il primo di una serie, per protesta contro la possibilità delle interruzioni delle serie, la trovo una cosa assurda e controproducente! E' come darsi la zappa sui piedi da soli! Anche aspettare che esca tutta la serie prima di iniziarla porta effetti negativi.
    Come sai ormai leggo più in inglese che in italiano e ho iniziato proprio per l'interruzione di alcune serie che amavo, ma non per questo ho smesso di comprare libri in italiano, e soprattutto se in Italia arriva una serie/libro che ho già letto e amato in lingua non posso che consigliarla/o a chiunque mi capiti a tiro ed essere felicissima della scelta di quella CE.

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    1. Purtroppo i nostri editori, per la maggiore, non hanno il coraggio di rischiare... e dunque si allineano a ciò che vedono venduto per la maggiore all'estero, ed è proprio una tristezza, hai ragionissima!
      La trascuratezza di cui parli tu per alcuni volumi, secondo me penalizza un sacco le case editrici. Io sono del parere che, piuttosto che pubblicare un romanzo tradotto male o pieno di errori, è quasi meglio che non lo si pubblichi affatto!

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