giovedì 25 giugno 2015

Intervista: quattro chiacchiere con Francesca Diotallevi

Buon pomeriggio lettori! Non so se ve lo ricordate, ma poco più di un mese fa sono stata a Roma qualche giorno, io e il mio ragazzo siamo andati a vedere gli Internazionali BNL di Tennis e abbiamo colto l'occasione per visitare la città per la seconda volta.
Perché sto ad annoiarvi con questa pseudo cronaca dei fatti miei? Perché dal momento che ho avuto conferma che avremo fatto questa piccola vacanza, ho subito contattato Francesca Diotallevi, ricordandomi che lei stava da quelle parti, e così ci siamo messe d'accordo per incontrarci un giorno durante la sua pausa pranzo. Avevamo appuntamento a Piazza di Spagna e per far sì che mi riconoscesse, sfoggiavo tra le braccia la mia copia de Le stanze buie!
Comunque non voglio annoiarvi con la cronaca di quella giornata, ma dopo il nostro incontro, in cui ho riempito Francesca di domande - tra l'altro vi assicuro che dal vivo è davvero adorabile! - le ho chiesto se le andava di rispondere per iscritto a qualche domanda in modo che potessi riportare l'intervista sul blog così da stuzzicare anche un po' la curiosità di voi lettori e dunque eccoci qui. Se siete curiosi di saperne di più su Francesca, su Le stanze buie (a proposito, in caso non lo conosciate magari, potete trovare la mia recensione qui) e sul nuovo romanzo di Francesca che uscirà questo autunno per Mondadori, siete nel posto giusto. Buona lettura!

Ciao Francesca, benvenuta! È davvero un grandissimo piacere averti qui sul mio blog. Nel caso ci stia leggendo qualcuno che ancora non conosce te e il tuo romanzo, partiamo con i convenevoli. Chi è Francesca Diotallevi e cosa fa nella vita?
Ciao Denise, il piacere è mio e grazie per avermi invitato! Partiamo subito con le domande difficili a quanto pare... Proviamo. Chi sono?
Una ragazza che ha letto troppi libri, probabilmente, ma mai abbastanza. Sono una persona tranquilla, di quelle che la gente definisce 'un po' svanite', con la testa tra le nuvole. Può darsi che, mentre qualcuno mi parla, io stia pensando a come X e Y possano chiarirsi dopo che X ha detto a Y delle cose tremende. Il guaio è che X e Y non esistono, se non nella mia testa. Questo in genere comporta notevoli problemi nelle relazioni quotidiane... non tutti vivono con una schiera di amici invisibili costantemente alle calcagna. A meno che non abbiano cinque anni. O a meno che non siano scrittori.


Da dove è nata la tua passione per la scrittura? Hai sempre desiderato scrivere oppure è stato qualcosa che hai iniziato a fare per caso?
Qui ti posso rispondere con assoluta sicurezza: no, non sono nata con la penna in mano. Il mio avvicinarmi alla scrittura è una conseguenza diretta del mio amore per la lettura e, benché da bambina, e in seguito anche durante l'adolescenza, abbia riempito diari su diari con le mie mirabolanti imprese (ma quali? più che altro erano monologhi lagnosi sulla mia situazione sentimentale, in fondo i diari sono tutti così), non ho mai pensato alla possibilità di ideare e sviluppare storie tutte mie fino agli anni dell'università. Le stanze buie rappresenta il mio primo approccio a una storia originale, mi ha aperto un mondo di infinite possibilità.

Cosa ti ha spinto a scrivere Le stanze buie? Qualcosa ti ha ispirato in modo particolare?
Le stanze sono, di fatto, un contenitore in cui si sono riversate tutte le storie che ho amato e le esperienze che mi hanno condizionato.
In quanto primo romanzo non poteva essere altrimenti. E, quindi, dentro a questa storia ci sono i romanzi che porto nel cuore (Jane Eyre, Giro di vite, Quel che resta del giorno, Shining, per citarne alcuni), c'è qualcosa del mio passato (i lunghi corridoi e le molte stanze buie di Villa Flores sono presi in prestito dalla casa dei miei nonni, capace di affascinare e allo stesso tempo terrorizzare una bambina), e poi ci sono le persone che ho accanto: Lucilla Flores è una tenace giardiniera e una profonda conoscitrice dei fiori e delle loro proprietà, come mia madre.

Avevi già chiaro fin dal principio il modo in cui il libro si sarebbe concluso oppure la storia è nata un po’ da sé e ha preso forma durante la scrittura?
Non ho mai il quadro completo della situazione quando inizio a scrivere, ed è proprio ciò che mi affascina di questa esperienza. Per me scrivere significa conoscere poco alla volta una storia, lasciarmi sorprendere, emozionarmi, come se la stessi leggendo. O, anche, come se la stessi vivendo. A un certo punto, quando la storia è abbastanza robusta da reggersi sulle sue gambe e camminare da sola, smetto di preoccuparmi e mi lascio guidare da quell'intuito un po' speciale (chi scrive mi capirà) che fa sì che ogni pezzo del puzzle vada magicamente al suo posto.

Vuoi raccontarci quanto e in che modo è cambiato Le stanze buie rispetto alla prima stesura?
Non dico in modo radicale ma... quasi. La prima versione delle Stanze era più horror, l'elemento sovrannaturale molto accentuato e il finale, inevitabilmente, contaminato da queste scelte. In fase di riscrittura, tuttavia, anche grazie a qualche saggio consiglio di persone a cui avevo fatto leggere la prima bozza, ho deciso di modificare questo aspetto della storia, sfumandolo. Oltretutto, ho tagliato pagine intere, eliminato scene, spostato paragrafi. Il lavoro di riscrittura è stato piuttosto impegnativo. E mai, mai, mai soddisfacente, purtroppo. Datemi in mano le Stanze adesso, e cambierei di nuovo tutto. Pare che sia la maledizione di ogni scrittore, quella di non essere mai contenti del proprio lavoro.

Concentrandoci un attimo sui personaggi, come mai hai deciso di scrivere la storia da un punto di vista maschile e non femminile? Scelta tra l’altro molto azzeccata in questo contesto devo dire!
Questa storia nasce in funzione di un personaggio, il protagonista, e non il contrario. Tutto quello che compone la trama è cucito su Vittorio
Fubini come un abito su misura. La scelta di farlo parlare in prima persona è dettata dalla struttura che ho voluto dare al romanzo, interamente giocata sui flashback tra passato e presente: è la storia di un uomo anziano che rievoca uno dei periodi più significativi delle sua vita. Non poteva che essere lui a raccontarlo. C'è da dire, poi, che scrivere in prima persona mi viene più naturale, spontaneo, anche se si tratta di dare voce a un maggiordomo quarantenne vissuto in pieno Risorgimento.

Solitamente ti ispiri a qualcuno che conosci per sviluppare il carattere e l’essenza dei personaggi che crei? Oppure sono al cento per cento frutto della tua immaginazione?
Di solito, quando i personaggi iniziano a sussurrarmi all'orecchio, hanno già un carattere piuttosto definito, che va ad arricchirsi mano a mano che la storia procede. Fin'ora ho evitato di ispirarmi a persone conosciute, ma penso che, inevitabilmente, nei miei personaggi siano confluiti gesti e atteggiamenti di chi ho accanto. Costruire un personaggio è un'operazione molto complessa, perché il rischio di scivolare nello stereotipo è sempre dietro l'angolo. Io, quando scrivo, provo a mettermi nei loro panni, a guardare con i loro occhi, a respirare con il loro respiro. A volte ripeto i dialoghi ad alta voce per capire se funzionano o se risultano fasulli, non faccio scalette con la lista delle loro caratteristiche, ma scelgo per loro un segno zodiacale e vado a leggermi l'oroscopo. Una volta ho letto una frase, a proposito della costruzione dei personaggi, che mi è rimasta impressa al punto da farne quasi un mantra: un personaggio funziona quando puoi vedere il suo fiato condensarsi nell'aria.

Le stanze buie è entrato nel cuore di moltissimi lettori, anche dei più scettici che inizialmente non erano particolarmente persuasi di voler dare una possibilità al romanzo, come la sottoscritta. Sei contenta dei risultati che hai ottenuto finora?
Incredula, più che altro. Anche oggi, a quasi due anni dalla sua pubblicazione, mi sembra strano pensare che qualcosa che è nato nella mia testa, e che poi io ho trasposto su carta, sia riuscito a fare tanta strada e a materializzarsi nella mente di qualcuno anche molto lontano da me, tramutarsi in emozione, a volte addirittura in commozione. L'idea stessa che persone che non conosco, e che mai conoscerò, abbiano camminato nei corridoi di Villa Flores con Vittorio, lo abbiano visto davanti ai loro occhi, come l'ho immaginato io, e si siano lasciati conquistare dal suo carattere altero e spigoloso, ma in fondo appassionato, è meraviglia allo stato puro. Non smetterò mai di sorprendermi. A questo si aggiunge la soddisfazione di aver dato vita a una storia che, per qualcuno, è stata ciò che molte storie sono state per me: un modo per allontanarsi dal mondo reale e lasciarsi trasportare completamente. Quando un lettore mi dice: 'a un certo punto non riuscivo più a staccarmi dalle pagine', oppure: 'la storia d'amore mi ha fatto battere il cuore', beh, quella è la felicità!

Come ti senti invece, nei confronti del nuovo romanzo che verrà pubblicato con Mondadori? Deve essere stata una bella soddisfazione firmare con una Casa Editrice tanto conosciuta e benvoluta. Di sicuro, grazie anche al formato digitale, il nuovo libro arriverà a un pubblico più vasto. Sei pronta ad affrontare questa nuova avventura?
Come mi sento? Posso dire, di nuovo, incredula? Sapere che il romanzo che è stato rifiutato dal tuo editore viene poi accettato da una Casa Editrice così importante non ha prezzo. Oltretutto, essendo Mondadori Electa, per me è davvero un sogno che si realizza dato che, per buona parte della mia vita, ho letto e studiato i loro libri d'arte. Quanto al fatto di essere pronta, dopo l'esperienza con il primo libro ho avuto la fortuna di conoscere persone meravigliose tra blogger, librai, bibliotecari, che spero vorranno supportarmi anche in questa avventura. Con loro è tutto più semplice.

Vuoi dirci di cosa parla il nuovo libro a grandi linee e in che periodo verrà pubblicato?
Dovrebbe uscire a metà settembre, ma lo saprò con più precisione alla fine di giugno. Nel frattempo mi godo il momento, che è magico: ho da poco terminato la revisione con l'editor (di una professionalità ammirabile), dato il mio parere sulla cover (che adoro) e buttato già una bozza di riassunto per le alette.
Amo tutto ciò che precede l'uscita di un romanzo quanto quasi ciò che viene dopo: l'entusiasmo dei lettori, le presentazioni e le recensioni, anche quelle negative, che aiutano a crescere e spronano a migliorare. Per questo romanzo, soprattutto, mi sto preparando a reazioni di vario tipo, un po' perché, essendo molto diverso dal primo libro, temo di deludere chi, invece, si aspetta una storia di quel genere; un po' perché non è una storia semplice, e anche se parla d'amore, si tratta di un amore folle e tormentato. Quel tipo di amore che svuota l'anima e scava il cuore. Quel tipo di amore che va a braccetto con la morte.

Sembra che tu abbia un debole per la storia e con Le stanze buie hai fatto davvero un ottimo lavoro nella ricostruzione del periodo storico. C’è qualche possibilità che tu scriva anche un romanzo ambientato ai giorni nostri? Ci hai mai riflettuto sopra?
Ti ringrazio per i complimenti, mi fa sempre molto piacere quando i lettori riescono a calarsi completamente nel periodo storico che descrivo. Sì, sono una grande estimatrice del passato, e amo compiere molte ricerche prima di iniziare a scrivere. La documentazione, spesso, è piacevole quanto la scrittura stessa. Per il mio secondo romanzo ho fatto un lavoro ancora più approfondito perché, trattandosi di una storia vera, non ho potuto lasciare nulla al caso. Se ne Le stanze buie eravamo nelle Langhe ottocentesche, qui vi porto invece nella Parigi dei primi del Novecento, più precisamente negli anni a cavallo della Prima Guerra Mondiale. Per rispondere alla tua domanda su un eventuale romanzo ambientato ai giorni nostri... mai dire mai. Per ora, però, preferisco allontanarmi dalla mia realtà il più possibile!

Hai qualche altro progetto in porto? Un romanzo già scritto o qualche nuova storia che ancora non hai messo su carta? Vuoi parlarcene?
Ho un romanzo già scritto, che ho spedito a un concorso letterario. Senza troppe speranze, aggiungerei, perché lo ho scritto talmente in
fretta, e revisionato talmente poco, che, temo, chiunque lo legga non riuscirà a superare le prime pagine. Conto di riprenderlo in mano fra qualche mese e sistemarlo. Nel frattempo ho un nuovo progetto, che mi sta entusiasmando molto: una storia ambientata nella città che da tre anni mi ha adottato, Roma. Roma, da sola, è già un romanzo, e il periodo che ho scelto di raccontare è cupo e splendente assieme. Ho già messo insieme un buon numero di libri per le mie ricerche, e buttato giù qualche idea. Il protagonista avrà un'anima tormentata e un disperato desiderio di realizzare i propri sogni in un'epoca in cui era impensabile che un uomo senza mezzi e conoscenze ci riuscisse. Lui ce l'ha fatta,anche se a caro prezzo.

Direi che mi sono dilungata abbastanza con tutte queste domande e anche se vorrei fartene ancora altre, è venuto il momento di concludere l’intervista. C’è qualcosa che vuoi dire ai tuoi lettori?
Grazie. Può sembrare banale, anche sbrigativo, ma vi assicuro che non ci sono altre parole che possano esprimere insieme la gratitudine e l'affetto che provo per voi. Rendete le mie storie vere, senza di voi sarebbero solo segni di inchiostro sulla carta. Date un senso al mio lavoro, mi rendete felice ogni volta che mi raccontate che avete fatto notte sul mio libro, che vi siete emozionati, arrabbiati, commossi. Scrivo per voi, perché, come dico sempre, senza qualcuno disposto ad ascoltare, non ci sarebbero storie da raccontare. E grazie anche a te, Denise, per avermi dato l'opportunità di sproloquiare un po' invitandomi in questo tuo angolino magico! Qui mi sento a casa.

Intervista finita! Non so voi cosa ne pensate, ma penso che mi piacerebbe un sacco personalmente leggere la prima stesura de Le stanze buie in versione horror. Per quanto riguarda il libro nuovo vi confesso che io so già molto di più di quanto Francesca ha rivelato fin ora, e non vedo l'ora di averlo tra le mani, sono sicura che non mi deluderà, mi fido ciecamente.
Spero comunque che non vi siate annoiati, che abbiate apprezzato le domande che ho fatto a Francesca, e soprattutto le fantastiche risposte che ha dato. E se ancora non avete letto il suo romanzo, fatelo. Non ve ne pentirete. Buona serata e alla prossima!

10 commenti:

  1. Bellissima intervista e non vedo l'ora di leggere il nuovo "piccolino" di Francesca :)

    RispondiElimina
  2. Complimenti per l'intervista ampia e accurata. Hai stuzzicato la mia curiosità, leggerò sicuramente i libri di Francesca :)

    RispondiElimina
  3. È stato davvero un piacere leggere quest'intervista, mi è venuta voglia di andare a rileggere "Le stanze buie" ma attendo curiosa il nuovo libro!! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Sara, avessi tempo anche io lo rileggerei più che volentieri :D intanto lo custodisco in libreria... prima o poi, presto o tardi, arriverà di nuovo il suo momento!

      Elimina
  4. che fortunata che sei y__y piacerebbe tanto anche a me fare due chiacchiere con lei ** io ho adorato Fubini, le stanze buie è un romanzo meraviglioso che consiglio sempre a tutti. Non vedo l'ora di settembre per la sua nuova creatura!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dai mai dire mai, magari prima o poi vai in vacanza anche tu da quelle parti :D
      Anche io aspetto settembre con ansia!

      Elimina