venerdì 12 dicembre 2014

Recensione "Quando eravamo in tre" Aidan Chambers

Buongiorno lettori, come state? A me in questi giorni stanno iniziando ad arrivare i primi regali librosi di Natale. Puntualmente non appena li ho tra le mani vado a nasconderli nell'armadio in modo che non mi venga la tentazione di aprirli prima del fatidico giorno!
Comunque, come promesso nei giorni scorsi oggi sono qui per parlarvi di una delle mie ultime letture, Quando eravamo in tre di Aidan Chambers. Mi sono dilungata un po' più del solito e ne è uscita una delle recensioni più contorte che abbia mai scritto, temo. Fatemi sapere che ne pensate!



Quando eravamo in tre
di Aidan Chambers
Editore: BUR Rizzoli
Prezzo: 10,00 €
Pagine: 333

Trama: Piers, diciassette anni, introverso e depresso, ha lasciato casa, scuola, amici e fidanzata per cercare di capire che cosa vuole fare di sé, ha accettato un modesto lavoro di casellante di un ponte a pedaggio e si è trasferito nella squallida casetta accanto al ponte.
Lì conosce Kate, che ha la sua stessa età ma è decisa e sicura di sé: i due fanno amicizia e parlano di tutto. Poi arriva Adam, un ragazzo misterioso, insolente e affascinante che invade la loro vita senza essere stato invitato. Il legame a tre è complicato, mescola amore, amicizia, complicità. Ma nel passato di Adam c'è un'ombra, il ricordo di un dramma che affiora poco alla volta e rischia di travolgere tutti e tre.


Recensione
Quando eravamo in tre racconta la storia di Piers, un adolescente affetto da una terribile depressione che un giorno, stanco di doversi prestare alle aspettative di tutti i suoi cari e di recitare la parte del figlio, studente e fidanzato perfetto, decide di staccare la spina, lasciando tutto e tutti.

Piers trova lavoro come custode di un ponte. Il suo compito è quello di prendere i pedaggi delle auto che passano di lì, in cambio riceve uno stipendio con cui riesce a mala pena a tirare avanti e la possibilità di stare finalmente per conto suo senza nessuno intorno nella piccola casa adiacente.
La tenera amicizia che nasce tra lui e Tess, la figlia del suo capo, e l'arrivo di Adam, un ragazzo in apparenza senza tetto e dal passato misterioso che i due decidono di aiutare, contribuiranno a colorare e arricchire le sue giornate.

Non è per niente facile parlare di questo libro. Sono passati ormai giorni e giorni da quando l'ho finito, eppure ancora non l'ho metabolizzato del tutto. Ho senza dubbio apprezzato moltissimo lo stile di scrittura di Chambers e mi sono molto piaciuti anche i personaggi da lui creati. Piers è un protagonista fantastico, vero e sincero come pochi. La cosa che mi è più piaciuta però, è stata la particolare capacità di Chambers di scrivere in modo vero, realistico, senza peli sulla lunga. Chambers mette completamente a nudo i suoi personaggi senza preoccuparsi di niente, se non di quello che vuole raccontare al lettore.

Il grande punto interrogativo di questo romanzo sta nel finale, che vi assicuro, è stato uno dei più strani e bizzarri che mi sia mai capitato di leggere. Una volta che si arriva alle ultime cinquanta pagine c'è una sorta di svolta, una svolta che fa sì che tutto ciò che il lettore si aspettava che potesse succedere all'improvviso si annulli per dare posto a qualcos'altro, qualcosa di assolutamente inaspettato, qualcosa che sconvolge un po' tutta la narrazione.
Purtroppo questa scelta fatta dall'autore mi ha lasciato perplessa. Per quanto possa essere anche in qualche modo apprezzabile, l'ho trovata un po' troppo forzata.

In conclusione Quando eravamo in tre si è rivelata una lettura piacevole, se non fosse stato per quel finale incerto, penso personalmente che il libro sarebbe stato di gran lunga migliore. E con ciò non intendo che la storia avrebbe dovuto concludersi diversamente, ma va be' il mio pensiero a riguardo è troppo complicato da spiegare o da far comprendere senza rivelare troppo. Se siete curiosi di capire di cosa parlo non vi resta che leggere il libro. Io di sicuro nel futuro prossimo leggerò altre opere di questo autore che ha saputo comunque incuriosirmi e intrigarmi distinguendosi dai soliti.



Le opere di Aidan Chambers
  • Breaktime, 1994 (Breaktime, 1978)
  • Danza sulla mia tomba, 1982 (Dance on my grave, 1982)
  • Ora che so, 2004 (Now I know, 1987)
  • Quando eravamo in tre, 2003 (The Toll Bridge, 1992)
  • Cartoline dalla terra di nessuno, 2001 (Postcards from no man's land, 1999)
  • Questo è tutto: I racconti del cuscino di Cordelia Kenn, 2005 (This is all: The pillow book of Cordelia Kenn, 2005)
  • Muoio dalla voglia di conoscerti, 2012 (Dying to know you, 2012)

14 commenti:

  1. Sono ancora più curiosa di leggere questo libro dopo la tua recensione! Misteriosa e intrigante al punto giusto :-)

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    1. Grazie, Nadia :D son contenta di averti messo curiosità!

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  2. Questo era quello che meno mi attirava dell'autore, ma se mi piacciono gli altri sicuramente lo leggerò ;-) Mi devono arrivare Breaktime, Danza sulla mia tomba, Cartoline dalla terra di nessuno, insieme ad Acquanera e al Meraviglioso silenzio (o come si chiama: il titolo lo scordo sempre, ahahah)

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    1. Io invece diciamo che ho beccato male :'D i suoi più belli sono considerati Danza sulla mia tomba e Cartoline dalla terra di nessuno, ma io ho scelto solo in base alla trama e mi sono informata solo dopo... ma va beh :3
      Spero che Il tuo meraviglioso silenzio ti piaccia, secondo me sì :D

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    2. Sì, mi sa di tragedia annunciata. Ed è cosa buona e giusta ;)
      Io ho chiesto attentamente, per i libri di Chambers, a Marco: lui è un fan con la lettera grande!

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    3. Ahahah ma no guarda non proprio U.U non dico altro che non ti voglio rovinare la sorpresa (?) qualora lo leggerai :)
      Io invece avevo visto che Marco ne aveva parlato in pagina in generale e così mi sono limitata a scegliere quello che mi ispirava di più :P

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  3. Let me tell you how things worked for me. Sarà un post lungo e personale, ti avviso.
    Come sai, adoro Chambers: è uno dei pochi scrittori YA che, come hai detto tu, si premurano di raccontare l'adolescenza così com'è, senza filtri, dipingendola con i momenti belli e quelli brutti. È principalmente il motivo per cui lo amo, ed è una cosa che al giorno d'oggi si trova davvero poco: mentre gli autori di oggi prendono UNA caratteristica dell'adolescenza e provano a descriverla al meglio, Chambers butta tutto in un minestrone unico. Il risultato è sì caotico e a volte sconclusionato, ma così è la vita. E mi piace leggere libri che mi ricordino che nulla è stato già scritto, che ho passato periodi brutti per un motivo preciso e che ci passano tutti.
    Ma non è questo il punto. Il mio commento non vuole farti cambiare idea sul libro o sul voto assegnatogli (anche perché sono d'accordo con te, io gli ho dato quattro stelle).

    Il punto è il seguente: parlo da persona che soffre di depressione da anni — nessuno finora, nel contesto YA, era riuscito a dipingere questo disturbo in modo così sincero e veritiero. Lo so che questo condiziona la mia esperienza di lettura (perché io mi sono relazionato con cose che gli altri potrebbero trovare indifferenti), ma per me è un valore aggiunto.
    In particolare, la grossa battaglia di Piers mi è sembrata così vera perché similissima alla mia: la confusione, le "giornate no", quella forte sensazione di volersi arrendersi e allo stesso tempo la tenacia, lo spirito di intraprendenza e il fortissimo bisogno di indipendenza — tutte cose che ho provato sulla mia pelle e che credo continuerò a sentire ancora per un po'.

    Ringrazio Chambers perché non ha creato un personaggio malaticcio che fosse immediatamente simpatico e apprezzabile.
    Ringrazio Chambers perché a differenza di tantissimi altri autori ha descritto tutte le incoerenze, le brutture, le fatiche del crescere, senza concludere il libro con un cliché stile "ora sono grande e capisco e sono cresciuto", perché non si smette mai davvero di diventare grandi.
    E soprattutto ringrazio Chambers per avermi dato voce. Ha detto cose che io per anni non sono riuscito a dire, che mi tenevo dentro per paura di risultare diverso, facendomi capire che ci sono persone come me, e che essere me non è un male, ma semplicemente è.
    Forse ci sarei dovuto arrivare prima. Forse funziono a scoppio ritardato. Fatto sta che ringrazio Chambers di scrivere, perché sono sicuro che con questo libro abbia aiutato e aiuterà tanti altri ragazzi o ragazze. Ed è questa la narrativa YA che voglio vedere.

    Condivido tutto ciò che hai detto sul finale, che considero il punto debole del libro. Non tutti i libri di Chambers mi sono piaciuti allo stesso modo, e mi è capitato in un altro caso di trovare un "errore fatale" che mi facesse togliere una stellina (ironicamente, quell'altro libro è forse il mio preferito in assoluto di Chambers, nonostante le quattro stelle). Ma per me Chambers è così: non importa quante stelline gli assegni, perché in qualche modo riesce sempre a toccarmi, a dire cose che ho bisogno di sentirmi dire, a fare qualcosa di rilevante nel contesto della narrativa per ragazzi. Dai libri che ho letto (finora ne ho letti cinque) posso solo consigliarlo.

    Niente, questo era solo un commento personale :) sono contento che il libro ti sia piaciuto, e spero ti piacciano anche gli altri. Secondo me è un autore da valorizzare.

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    1. Wow mi ha fatto davvero piacere leggere questo tuo super commento! Sono d'accordissimo con te... io non sono mai stata forse depressa a questi livelli ma di cose brutte ne ho passate e capisco benissimo e infatti mi è piaciuto un sacco questo modo di descrivere le cose di Chambers. L'ho trovato fantastico sotto questo punto di vista e ho adorato Piers in tutto e per tutto!

      Quel finale mi ha lasciato senza parole invece. Insomma mi immaginavo ci fosse qualcosa sotto... ma non pensavo a qualcosa di così forte e stupefacente! E ci sono un po' rimasta di sasso perché il libro ha proprio cambiato direzione...

      Non vedo l'ora comunque di leggere altri suoi libri per farmi un'idea ancora migliore di ciò che può dare :)

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    2. Da leggere assolutamente questo libro vero che tocca le corde di chi ci sta passando tanto da fargli apprezzare davvero questo libro.

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  4. Io volevo leggere prima "Danza sulla mia tomba", ma a 'sto punto...

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    1. Non sei più convinta? :3
      Da quel che ho capito i suoi migliori sono considerati Danza sulla mia tomba e Cartoline dalla terra di nessuno :)

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  5. Io sono ancora a quota due (breaktime e Danza) e comprendo perfettamente che ti sia stato difficile parlarne, coi libri belli succede sempre. mi piace lo sperimentalismo, mi piace lo stile mi piace l'assoluta libertà intellettuale. Non ho letto questo, ma credo che passerò direttamente a Cartoline. Perché è quello che ho comprato >_<

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  6. e adesso sono proprio curiosa, non lo conoscevo, nè il libro nè l'autore

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