mercoledì 22 giugno 2016

Intervista: quattro chiacchiere con Alice Basso

Buongiorno lettori, come state? Oggi sono qui a tenervi compagnia con un post un po' inusuale e diverso dai soliti. Non capita spesso infatti che mi metta a fare interviste, ma nelle scorse settimane, dopo aver letto L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome (QUI la mia recensione) ho avuto modo di parlare con l'autrice, Alice Basso.
L'ho contattata per farle i complimenti per il romanzo e si è rivelata davvero una persona deliziosa e disponibile
, dunque non potevo non approfittarne, così le ho chiesto se le avrebbe fatto piacere essere mia ospite virtuale e lei ha accettato, dunque eccoci qui!
Spero che abbiate voglia di leggere questa intervista. Alice è davvero un tesoro, ve lo assicuro. Se avete già letto i suoi romanzi, riconoscerete la sua incalzante ironia, se invece non li avete ancora letti... penso che scoprire chi sta dietro a questi libri, possa invogliarvi a dargli una possibilità, dunque vi auguro buona lettura.

Ciao Alice, benvenuta! È davvero un immenso piacere averti qui, ospite nel mio angolino. Prima di partire con la raffica di domande, iniziamo con qualcosa di semplice per le persone che ancora non ti conoscono. Chi è Alice Basso? Parlaci un po' di te.
Buongiorno a te! Dunque, Alice Basso è una nanerottola di 36 anni che fa la redattrice, l'editor e la traduttrice per alcune piccole case editrici; nel tempo libero (quando ne ha) suona con due band, legge sempre troppo poco, guarda serie tv e cerca di andare a cena fuori. Vive con il fidanzato (che, curiosamente, è invece molto alto) appena fuori Torino, dove si è trasferita nel 2006. Una volta era una che studiava seriamente, oggi di roba seria ne ha piene le scatole e considera lo scopo della sua vita ridere e far ridere.

Descrivici una tua giornata tipo! Cosa fai solitamente, dall'alba al tramonto?
Mi alzo (alla quarta sveglia); vado al lavoro e resto nove ore con le chiappe incollate alla poltrona ergonomica dell'Ikea che fronteggia il computer della mia scrivania. A questo computer, per otto delle nove ore correggo i libri che mi arrivano dall'editore,
scrivo email agli autori o ai distributori, scrivo quarte di copertina e schede promozionali, insomma faccio tutti i tipi di lavori che si svolgono normalmente in una redazione. Per l'ora restante, quella della pausa pranzo, in certi periodi dell'anno può essere che, fra un boccone e l'altro (di insalata monoporzione quando va bene, di focaccia della panetteria vicina quando invece no), può essere che scriva un libro. La sera o torno a casa e ceno come una persona normale, sbrigo qualche faccenda domestica come una persona normale, e poi in certi periodi dell'anno può essere che vada avanti a scrivere un libro, anche questo come molte persone normali che conosco, oppure vado alle prove in qualche scantinato con una delle mie due band, anche questo come molte persone normali che conosco, anche se mediamente hanno una decina d'anni meno di me.

Proprio come la protagonista del tuo romanzo, lavori in una casa editrice e dunque stai a contatto tutti i giorni con il mondo dell'editoria. Quando hai deciso che era arrivato il tuo momento e che volevi scrivere una storia tutta tua?
Guarda, in realtà di storie tutte mie ne ho sempre scritte. Il primo libro l'ho finito che avevo dieci anni (aveva ben dieci capitoli ed era un fantasy. Giuro). Semmai, la svolta nel 2014 è stata decidere che l'ennesimo romanzo fosse sufficientemente dignitoso da poter essere presentato a un agente. Come saprai o potrai ben immaginare, è una decisione impegnativa, perché una volta che hai spedito hai spedito, non c'è più modo di tornare indietro, e ti senti esposto e di colpo ti vengono in mente settemila cose che avresti potuto scrivere meglio – o non scrivere affatto. Ma ho capito che tanto da questa sensazione di eterna insoddisfazione non si esce mai, quindi tanto vale, a un certo punto, darci un taglio e provarci. E questo fra l'altro è un consiglio che do sempre molto volentieri agli esordienti.

Hai abitudini particolari quando scrivi? Come funziona di solito per te il processo creativo che porta dall'idea di un romanzo alla stesura?
La prima domanda che mi faccio è sempre una goduria ed è: “Cosa mi piacerebbe leggere?” Cioè: da lettrice, cos'è che mi farebbe piacere trovarmi davanti in libreria? Dopodiché procedo di conseguenza: stendo una trama nella quale gioco a infilare cose che mi piacciono, che mi interessano, che mi sembrano divertenti o avventurose o stimolanti da descrivere. Qui arriva la parte “seria”: dare al tutto la forma di un intreccio coerente, che personalmente trovo molto utile rifinire sin da subito in modo il più possibile dettagliato, magari abbozzando anche già una divisione in capitoli. Una volta che ho lo schema, scrivo: avere stilato un piano ordinato prima di cominciare la scrittura vera e propria mi aiuta moltissimo ad essere veloce (perché, in questo modo, quando ho tempo di mettermi al computer so anche sin da subito esattamente cosa ho da scrivere, non devo perdere minuti e minuti a scervellarmi su come far andare avanti la storia), e anche ad evitare sbrodolii, divagazioni, roba che in un secondo momento dovrei tagliare.

Da dov'è nata l'idea per la trama de L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome?
Be', vivendo immersa nel mondo editoriale avevo ormai da tempo raggiunto la conclusione che prima o poi avrei dovuto scriverne, perché t'assicuro che è un mondo talmente pieno di spunti, di gag, di siparietti pittoreschi, che se sei il tipo che ama scrivere non puoi assolutamente non collezionare. Poi un giorno mi è venuto da riflettere sul mestiere di ghostwriter, che è infame e interessantissimo allo stesso tempo, e offre un sacco di spunti pure lui, in quanto ti fa potenzialmente entrare a contatto con un sacco di libri e personaggi diversi. Da lì il passo come puoi immaginare è stato breve...

Vani è una donna dal carattere forte e deciso. Spesso le piace fingere che non le importi di niente e di nessuno quando in realtà non è così. Come hai costruito il suo personaggio?
Inizialmente è stata una conseguenza della professione che avevo scelto per lei. Avevo deciso di parlare di una ghostwriter un po' fumettistica, fantascientifica e improbabile –
perché nella realtà non esistono ghostwriter che scrivano libri di genere così disparato e talvolta anche così specialistico come fa lei (nel senso: esistono ghostwriter che scrivono diversi generi, ed esistono ghostwriter che scrivono testi specialistici, ma è difficile che siano le stesse persone). Così ho riflettuto sul fatto che, a fare un mestiere come il suo, in cui ci si cala con una tale sistematicità nelle teste altrui, è inevitabile mettere a rischio la propria, di personalità. E che quindi l'unica tipologia di essere umano in grado di svolgere un lavoro del genere non potesse che essere quella di chi una personalità fortissima già ce l'ha di suo, e in più non ha assolutamente bisogno di specchiarsi negli occhi del pubblico per sentirsela confermare. Così è andato formandosi un personaggio che del pubblico, anzi proprio della gente in generale, se ne infischia, e che manifesta, a volte ostenta, un'identità molto molto marcata. (Ehi, hai notato quanto è uscita seria questa risposta? Mai successo! Sono stupita anch'io!)

Se Vani non fosse finita a fare la ghostwriter per le Edizioni L'Erica, cosa pensi che avrebbe fatto nella vita?
Uhm! Direi: o un lavoro artistico ma da dietro le quinte, per esempio l'autrice di canzoni ma per qualcun altro, oppure un lavoro che richiede cultura ma anche isolamento, come la ricercatrice...

E cosa ci dici riguardo a Riccardo e al Commissario Berganza? Da dove hai tratto ispirazione per creare queste due controparti maschili?
Ho preso un po' di tratti caratteriali che si ritrovano frequentemente fra gli uomini e li ho assemblati in maniera un tantino caricaturale! Riccardo è l'archetipo dell'affabulatore
che sa affascinare e sa anche di saperlo fare; quello del quale pensi con una punta di odio “Ma guardalo, guarda quanto fa il piacione, guarda quanto è consapevole di essere figo!”, ma non riesci a non riconoscere che effettivamente può permetterselo, anche perché ha un fascino che si basa non solo sull'avvenenza fisica ma anche sulla cultura e la conversazione brillante. Al contrario, Berganza è pacato, rassicurante e di poche parole. Grazie anche al fatto di essere un po' più maturo, non deve dimostrare niente a nessuno e non è per nulla un pavone; piuttosto, è protettivo, anche se con discrezione, e si preoccupa per gli altri, che siano i giovani poliziotti che supervisiona o la sua collaboratrice Vani. Sono complementari, tranne che per una cosa che li accomuna: entrambi sono colti e intelligenti e sanno sostenere con Vani conversazioni dense di stimoli intellettuali.

Ti immagini i personaggi dei tuoi libri in qualche modo particolare? Magari ci sono degli attori in cui li rivedi? Eventualmente, ti andrebbe di condividere i loro nomi con noi? Sono proprio curiosa!
Ah, questo in genere è un giochino che rigiro io alle lettrici, perché ho scoperto che mediamente sono tutte molto molto più ferrate di me sulla conoscenza degli attori contemporanei! Io mi spingo al massimo – e infatti l'ho fatto in entrambi i libri – a dire che il commissario è un tipo alla De Niro quando era ancora nella mezz'età: non bello ma carismatico, ecco. Ma più in là non sono in grado di andare, specialmente quando il gioco si fa duro e la domanda si specializza in “se facessero una fiction italiana su Vani”. Questo però è anche il punto in cui di solito è la mia interlocutrice di turno ad esclamare “Ce l'ho io!” e a mostrarmi foto della Vani o del Riccardo di turno. Ed è sempre una figata (si può dire?) quando scopri che le scelte sono azzeccate, perché significa che sei riuscita a descrivere il personaggio in maniera vivida ed efficace!

La domanda sorge spontanea: per la stesura della trama, ti sei ispirata a qualche evento particolare che hai vissuto davvero in prima persona in casa editrice?
Fortunatamente no! Niente ricettari o sequestri di autrici famose nella mia esperienza, ah ah! Io, fra l'altro, faccio la editor ma non la ghostwriter – e meno male, aggiungerei. (Anche se ci sono ancora dei librai presso cui ho tenuto delle presentazioni che sono convinti che io, sì, sia una ghostwriter eccome, ma non possa svelarlo per ragioni contrattuali.) L'ambiente editoriale è ispirato al vero (anche se, come ho fatto per i personaggi, ho reso anche quello più caricaturale e macchiettistico), ma gli eventi sono tutti frutto di fantasia.

Dato che a Vani piace entrare nella testa delle persone, proverò un attimo ad entrare anche io nella tua per vedere che effetto fa! Ti piacerebbe fare la ghostwriter? Ti sentiresti adatta a svolgere un ruolo simile?
Ma per carità, sai che fatica? Già è abbastanza difficile correggere libri scritti da altri, figuriamoci scriverli da zero... Oddio, anche se, a pensarci bene, certi libri forse si sputa meno sangue a riscriverli da zero che a cercare di metterli in una forma decente...

È appena approdato nelle librerie il secondo romanzo della serie di Vani e, a giudicare da quel che ho letto in giro, ne hai in programma anche un terzo su cui stai lavorando. Pensi che sarà l'ultimo oppure Vani continuerà a deliziarci più a lungo (cosa che mi auguro fortemente)?
La storia di Vani è per quel che mi riguarda ancora ben lungi dall'essere conclusa e se può essere utile confesso di avere in testa le trame già non solo del prossimo (che in effetti ho anche già quasi terminato di scrivere), ma anche dei successivi. Non vorrei però che fosse una di quelle saghe interminabili che dopo un po' si sfilacciano, ecco: d'altra parte, io anche già ben chiaro nella testa come si concluderà... E mi fermo, per non cadere nello spoiler!

E con quest'ultima domanda, l'intervista si conclude. Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto se fosse durata per l'eternità, ma forse Alice avrebbe avuto qualcosa da ridire in merito! Ci tengo nuovamente a ringraziarla ancora per tutto, per i suoi libri e anche per la sua infinita disponibilità! Non capita di avere a che fare tutti i giorni con persone come lei.
Voi cosa ne dite? Vi è piaciuta l'intervista? Vi siete innamorati di Alice come la sottoscritta? Mi auguro proprio di sì. Come si fa a non trovare questa donna adorabile? Soprattutto, spero che entrambe siamo riuscite a convincervi a dare una possibilità a Vani, in caso non lo abbiate già fatto. Personalmente, non vedo l'ora di leggere la sua prossima avventura, quel libro deve assolutamente essere mio al più presto.
Quasi dimenticavo, se volete tentare la fortuna, sul blog di Daniela, Un libro per amico è in corso un giveaway con in palio una copia di Scrivere è un mestiere pericoloso, partecipate! Resto in attesa come sempre dei vostri pensieri e vi auguro una buona giornata, alla prossima.

6 commenti:

  1. Tenerella *_*
    Sai che hai fatto delle domande proprio carine? ^_^

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    1. Grazieeee *o* ammetto di aver passato un bel po' di tempo a spremermi le meningi per non fare domande che magari le avesse già fatto qualcun'altro in qualche altra intervista... alla fine sono molto contenta del risultato :)

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  2. ma che bella questa intervista, poi Alice è uno spasso! Io l'ho stalkerata prima del Salone del libro così arrivata lì l'ho sequestrata per farmi firmare il suo libro e parlandole mi sono ancora più convinta che sia una forza. Simpatica e divertente. Hai fatto delle domande molto interessanti, sono stata contenta di conoscere le risposte, conoscendo così lei un po' meglio. Grazie

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    1. Grazie mille, Chiara! Sono proprio curiosa di incontrarla di persona anche io *o*

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  3. Alice è adorabile davvero. L'opposto di Vani - anche se io, be', adoro anche lei. Denise, dimmi, tu che sei abile col computer: riusciamo ad hackerare il manoscritto del terzo volume, nel computer blindatissimo della Basso? :-D

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    1. Ahahahah mmm non so v.v forse con i miei metodi di persuasione farei prima a convincerla a passarmelo sotto banco :D

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