sabato 1 luglio 2017

Mare di libri 2017
▸ Quattro chiacchiere con le autrici: Jennifer Donnelly, Katherine Rundell, Natasha Pulley

Buon pomeriggio lettori! Eccomi qui finalmente con l'ultimo post dedicato a Mare di libri. Oggi avrete modo di leggere le domande e le risposte che ho avuto il piacere di porre a tre bravissime autrici. Come vi ho già accennato nei post di recap (SABATO 17 - DOMENICA 18) io e le ragazze, abbiamo condotto insieme le interviste, dunque sul mio blog trovate soltanto alcune delle domande. Trovate le restanti già online su She was in wonderland, Sweety readers e Leacomy in wonderland.

JENNIFER   DONNELLY
Jennifer è stata la prima che abbiamo intervistato. È stata davvero adorabile con noi e, prima di iniziare l'intervista, ci ha chiesto cosa facessimo nella vita. Poi, quando abbiamo finito con le domande, ci ha chiesto se a qualcuna di noi piacesse scrivere e ci ha dato dei preziosi consigli e infine, è stata lei stessa a chiedere di farci una foto tutte insieme e l'ha poi pubblicato sulla sua pagina facebook.

Puoi raccontarci qualcosa riguardo al tuo processo di scrittura e riguardo alle ricerche che fai solitamente quando decidi di ambientare un libro in un determinato periodo storico?
Per quanto riguarda il mio processo di scrittura, ecco io ho una figlia, ha tredici anni e non è più una bambina, ma mi tiene abbastanza impegnata dunque cerco di scrivere più che posso durante la giornata, tra i passaggi a scuola, la preparazione della cena, il cercare di essere parte attiva della famiglia, e poi torno a scrivere di sera, ma tutto dipende da quanto sono vicine le mie scadenze.
Per quanto riguarda le ricerche sui periodi storici, le inizio prima di iniziare a scrivere, mentre sto scrivendo, e continuo a farle persino nella fase di editing. È una cosa che amo fare in modo particolare perché amo la storia e il modo in cui riesce a stuzzicare la mia fantasia, ma è anche una cosa necessaria perché è il genere a richiederla. I lettori leggono molto e tendono ad arrabbiarsi se commetti degli errori. Quindi l'intero processo, a volte richiede qualche mese, a volte persino anni.

Quando fai ricerca ti affidi soltanto ai libri di storia o anche alla narrativa?
Per Revolution, che è ambientato nella Brooklyn moderna e nella Parigi di inizio ottocento, ho iniziato leggendo Citizens di Simon Schama per studiare quel periodo, ma poi sono andata nella bibliografia per capire da dove avesse attinto le informazioni, per trovare le fonti originali: diari, lettere, fotografie, giornali. Sono andata a Parigi, ho visitato i musei, ho osservato i paesaggi nei vecchi dipinti e tutto ciò che ho potesse essermi utili a ricreare l'ambientazione nella mia mente. Ho camminato per le strade e ho osservato i francesi, il modo in cui parlano gesticolando, il loro linguaggio del corpo, ho cercato di immaginare i miei personaggi tra quelle strade. Ho visitato i cimiteri, per vedere che aspetto avessero le vecchie tombe. Cerco sempre di calarmi nell'atmosfera più che posso.
Per quanto rigarda la narrativa, a volte leggo qualcosa, ma di rado, più che altro perché non voglio lasciarmi influenzare. Magari rimando alla lettura di alcuni libri fino a lavoro concluso.

Sappiamo che, in occasione dell'uscita del film de La bella e la bestia, è uscito anche il tuo romanzo, in qualche modo connesso, Lost in a book. Come mai hai deciso di prendere parte a questo progetto?
Facile, dalla Disney hanno contattato il mio agente. Negli anni passati era già capitato con la serie dell sirene. Io ai tempi non pensavo di essere capace di poter scrivere fantasy, invece il mio agente mi ha incoraggiata. È stato difficile, perché dalla Disney volevano un libro ogni nove mesi e penso di non aver mai scritto tanto velocemente nella mia vita. Ad ogni modo dunque, avevo con loro un rapporto molto buono, dunque quando si è avvicinata l'uscita del film ci hanno contattati perché volevano che scrivessi una storia originale, non che riscrivessi la favola, e a me sembrava davvero una bella idea, peccato che mi abbiano dato soltanto quattro mesi. Così ho imparato una lezione davvero importante: non importa se si ha a disposizione qualche mese o se si hanno anni, la prima bozza sarà sempre e comunque terribile, perché è così, le prime stesure sono sempre spazzatura, ma è necessario scriverle in fretta perché costituiscono il punto di partenza.

Qual è il tuo personaggio preferito de La strada nell'ombra?
Oltre ai personaggi principali, Eddie e Jo, c'è Oscar. Lo adoro e mi piacerebbe scrivere qualcosa incentrato su di lui.

A cosa stai lavorando in questo momento?
Insieme ad altri autori, abbiamo lavorato a una sorta di rivistazione di Enrico XIII e della storia delle sue sei mogli. A ognuno di noi ne è stata assegnata una e io ho appena finito di scrivere la mia parte.

Qual è il tuo libro preferito ad oggi?
Penso la serie di Hilary Mantel dedicata ai tudor, la serie di Thomas Cromwell. Ho adorato i primi due e lei adesso sta lavorando sul terzo e ultimo.


KATHERINE   RUNDELL
Anche Katherine, con quei suoi sorrisi grandi e contagiosi, è stata molto gentile e disponibile. Purtroppo avevamo poco tempo per l'intervista, perché lei a una certa avrebbe dovuto essere altrove, dunque siamo state abbastanza celeri e non abbiamo avuto il tempo di immortalare il momento.

Questa mattina ci hai parlato della tua passione per il circo. Hai già scritto, o hai in previsione di scrivere, un libro la cui trama si svolta nell'ambiente circense?
Sì, infatti il titolo che in principio era stato dato a Sophie sui tetti di Parigi , era The acrobats (Gli acrobati), e i bambini dei tetti in quella versione erano scappati da un circo, ma stiamo parlando della primissima bozza. Spero davvero un giorno di poter tornare a scrivere di circo. Ci sono talmente tante cose in quell'ambiente davvero incantevoli e piene di fascino e le persone che ne fanno parte hanno un incredibile talento. In più, si presuppone che sia un luogo fatto di possibilità, dunque me lo auguro molto.

Da dove viene questa tua passione per il circo?
Oddio, onestamente non mi sono mai fermata a rifletterci su! Guardare questi artisti esibirsi mi dà sempre la sensazione di osservare degli esseri straordinari. Ad esempio, gli artisti che si esibiscono in coppia o le persone che riescono ad arrampicarsi e a reggersi soltanto sul peso di una mano, per me sono straordinari. E penso di essere sempre stata affascinata da queste persone che avevano il potere di essere spettacolari, ma senza farlo in modo pacchiano. Non ho mai voluto essere un'attrice di Hollywood, ma qualcuno capace di fare qualcosa di speciale, come un acrobata. Una sorta di modo più bello, per essere affascinanti agli occhi altrui.

Come mai hai deciso di dare così tanto spazio ai bambini dei tetti, in Sophie sui tetti di parigi?
Volevo che fossero quel tipo di bambini che ogni bambino sogna di essere. Pensavo che i piccoli lettori mi avrebbero detto di voler essere come Matteo, invece molti genitori mi hanno riferito che i loro bambini dicevano di voler essere come Anastasia. Personalmente volevo che fossero visti un po' come dei ballerini, capaci di un'innata eleganza e volevo anche sottolineare la diversità che si può riscontrare in bambini come Matteo, rispetto ai bambini normali, e mettere in evidenza quanto fossero più pratici e scaltri.

Suoni qualche strumento? Sei una musicista?
No, ho provato con parecchi strumenti e ne ho imparato il funzionamento, ma questo non vuol dire che io sappia suonarli. Non sono brava in modo particolare. Ad esempio, a molti bambini viene insegnato a suonare il piano. Io lo suonavo in modo pessimo, mio fratello invece è diventato bravissimo in un solo anno e lì ho capito che non potevo competere.

Pensi mai di tornare in Africa?
Sì, mia madre vive ancora lì, dunque ci vado tutti gli anni. L'ultima volta sono stata in Zimbawe a gennaio, è davvero una parte importante della mia vita. Ci sono talmente tante cose che lì si possono fare e in Inghilterra invece no. Ad esempio, abbiamo un aeroplano, e lo usiamo per volare, sia mio padre che mio nonno sono piloti e anche a me è stato insegnato a mia volta, e ho deciso di scriverci un libro sopra. Il mio prossimo romanzo, che uscirà ad agosto in Inghiltera, racconta proprio la storia di un bambino che impara a volare su un aeroplano.

Cosa ti manca di più della tua infanzia?
I ricordi della mia infanzia sono un tutt'uno con l'Africa, tanto che faccio fatica a separare una cosa dall'altra, ma quello che mi manca di più è quel tipo di libertà che hai quando sei un bambino. Non penso si tratti di non avere preoccupazioni, perché i bambini ne hanno tante riguardo al mondo, che ai loro occhi appare così strano, ma si tratta più di quella capacità di provare quella gioia immensa, pura e completa. Magari, quando sei fuori con i tuoi amici, quando hai la possibilità di cavalcare un cavallo, in mezzo alla natura selvaggia. Parlo di quella sensazione di libertà, è un qualcosa di unico, che sono capaci di sentire a quel modo soltanto i bambini.


NATASHA   PULLEY
Natasha è stata l'ultima della serie. Mi sono davvero innamorata del suo accento e del suo modo di pensare. È stato davvero bello poter scambiare qualche parola con lei. Purtroppo però, proprio a lei, abbiamo rivolto più che negli altri casi, diverse domande che si riferivano strettamente al finale del suo libro, perciò di seguito trovate un unica domanda spoiler-free. Le altre le ho messe sotto spoiler e vi consiglio di visualizzarle soltanto se avete già avuto modo di leggere L'orologiaio di Filigree Street.

Cosa ne pensi del realismo magico? Pensi che il tuo libro potrebbe rientrare in questo genere?
Penso sia davvero una domanda molto interessante! Per i lettori inglesi il realismo magico è sempre fortemente collegato a una questione di intrighi e lotte politiche. Spesso è quel tipo di fantasy che le persone scrivono quando per qualche ragione pensao che verrebbero giudicati male se dicessero quello che intendono in modo chiaro e tondo. Ad esempio, le persone amano molto la scrittura di Gabriel Garcia Marquez, che è molto politicizzata e quindi a tratti anche fantasy per una ragione molto chiara. Io amo il fantasy e la magia in un altro contesto. Come autrice, non credo di aver bisogno di aggiungere elementi fantastici soltanto per dissimulare quello che cerco di dire. Quello che sto cercando di dire è che la magia è sempre fantastica e meravigliosa, ma il mio romanzo non lo definirei appartenente a quella categoria soltanto perché ci sono elementi fantasy che si intrecciano alla relatà. Penso che sia più da considerare un fantasy storico.


Lettori, cos'altro posso dire per concludere? Spero che queste interviste e le parole di queste fantastiche autrici siano state stimolanti e accattivanti per voi, tanto quanto lo sono state per me. Buon fine settimana e alla prossima!

Nessun commento:

Posta un commento